La comunicazione

Autore: Emanuele Fiorini

La comunicazione La comunicazione  
 
La comunicazione è quel processo in cui avviene uno scambio simbolico tra due persone, mittente e ricevente, che intervengono in maniera attiva e creativa. E proprio tale scambio simbolico consente all’uomo di definire il suo sapere e la sua immagine della realtà (Lever, Rivorella, Zanacchi 2002, Pag. 269). Essa può essere considerata come lo scambio tra due identità in grado di emettere e ricevere segnali sia impliciti che espliciti portando, in questo modo, ad una reciproca conoscenza che rappresenta un patrimonio condiviso (Vallimira, 1997, Pag. 15).
 
Per comprendere al meglio il profondo significato di comunicazione è necessario riportare brevemente i cinque assiomi della comunicazione interpersonale proposti da Watzalawick, Beavin e Jackson (1971):
  • Il primo assioma sostiene che non si può non comunicare, in tal senso, ogni comportamento, parole, silenzi, attività e inattività hanno valore di messaggio e influenzano gli interlocutori;
  •  il secondo assioma consiste nel fatto che ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed un aspetto di relazione, quindi ogni atto comunicativo trasmette informazione ma impone anche un comportamento;
  • il terzo assioma dice come la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti, essa identifica le sequenze di chi parla e di chi risponde;
  • il quarto assioma specifica come gli uomini comunichino sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il numero riguarda l’uso della parola e dei segni arbitrari, il linguaggio analogico consiste in tutte le modalità della comunicazione non verbale;
  • infine il quinto e ultimo assioma sostiene che tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici e complementari, basati sull’uguaglianza o sulla differenza (Formella, 2009, Pag. 98-99). Dal punto di vista psicologico, essere in comunicazione vuol dire che durante la stessa comunicazione e per mezzo di essa le persone hanno modo di costruire, alimentare e modificare la rete di relazioni in cui sono immersi (Anolli, 2012, Pag. 33).
La comunicazione verbale  
Per comunicazione verbale noi essere umani intendiamo il linguaggio che utilizza parole, nel riferirsi a oggetti, eventi, sentimenti e situazioni, utilizzando quello strumento fonico che abitualmente chiamiamo “voce” (Rumiati, 2007, 26; Lori, 2000, Pag. 13). La comunicazione verbale è un codice che permette ad un soggetto di trasmettere informazioni ad un altro soggetto e viceversa. In termini comportamentali, la sequenza è: stimolo-risposta-stimolo-risposta e così via fino a che la comunicazione non si ferma. Questo insieme di impulsi origina il linguaggio verbale che si distingue in varie tipologie a seconda dell’ambito del sapere in cui viene usato, per esempio, quello scientifico, tecnico, burocratico, politico ecc. Esso è fatto di segni che si riferiscono direttamente a un oggetto o a un’azione; più precisamente, possiamo dire che il segno, nel linguaggio, è la relazione tra un significante e un significato, ovvero fra il soggetto che esprime (significante) e il contenuto (significato). Anche in questo caso riconosciamo una sequenza che è: emittente-canale-messaggio-ricevente. Ciò è quanto accade in un contesto socioculturale.
 
Ci sono vari tipi di comunicazione verbale (Franta, Salonia, 1979, Pag. 116-117; Formella, 2009, Pag. 107-109):
- La comunicazione descrittiva, che consiste nel comunicare la realtà nel modo in cui si presenta, senza l’aggiunta di elementi ed impressioni dell’emittente, ci si focalizza su essa proprio per far parlare la realtà stessa in modo oggettivo.
- La comunicazione rappresentativa si contrappone alla descrittiva, dal momento che comprende elementi soggettivi dell’emittente facendo emergere il proprio vissuto, quindi esperienze, personalità, emozionalità e percezioni. L’obiettivo non è tanto quello di esplicitare gli elementi reali ma di esprimere il significato della soggettività di chi comunica.
- La terza, quella regolativa, definisce i confini, le norme e le regole che pressupongono alcuni criteri di convivenza come uguaglianza, giustizia e flessibilità.
La comunicazione non verbale
 
La comunicazione non verbale comprende tutto ciò che si trasmette all’altra persona al di fuori della parola, includendo: segnali gestuali, mimici, posturali e paralinguistici, aspetti spaziali (prossemici) dell’interazione (fenomeni non verbali primari), aspetto esteriore (abbigliamento), luogo in cui si svolge l’interazione (fenomeni non verbali secondari) (Bonnaiuto-Maricchiolo, 2003, Pag. 19; Colasanti-Mastromarino, 1991, Pag. 105; Formella, 2009, Pag. 103).
 
E’ un linguaggio diretto, meno soggetto al controllo volontario e più direttamente connesso con il mondo delle emozioni e degli atteggiamenti spontanei (Formella, 2009, Pag. 103). Viene confermata questa idea dalla teoria che il mezzo prioritario per la CNV sia esprimere l’emozione (Oreste, 2006, Pag. 18).
 
La comunicazione non verbale svolge un ruolo molto importante anche nelle relazioni interpersonali: Ekman e Friesman (1969) parlano del “comportamento non verbale come di un linguaggio di relazione che è utilizzato per segnalare cambiamenti di qualità nello svolgimento dei rapporti interpersonali”. Borg invece dice che “molte relazioni nascono o si dissolvono nei primi tre minuti dal primo incontro. A decidere per il pollice alzato è l’istinto”, l’intuizione che, scaturendo dal subconscio, ci induce a basare le decisioni su quanto apprendiamo dai messaggi non verbali”.
L’uomo usa forme complesse e vari canali per comunicare, se nella comunicazione verbale avviene una suddivisione in tipi, in quella non verbale esiste una classificazione che prende spunto dagli studi di Ekman e Friesman (1969) Argyle (1988) Mastronardi (1998) divisa in: corporea, gestuale, espressiva facciale (microespressioni) e segnali vocali (Bonaiuto - Maricchiolo, 2003, 40).
 

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