Tecniche Immaginative: il Vissuto Catatimico per lavorare con le immagini

Autore: Marisa Martinelli

Tecniche Immaginative: il Vissuto Catatimico per lavorare con le immagini “Tutta la psiche è immagine, tutta la vita psichica è immaginazione” Jung
 
Presentazione
Esistono psicoterapie prive di immaginazione? Esistono psicoterapie verbali che non prevedono la partecipazione del corpo? Può il linguaggio poetico - letterario essere di aiuto alla psicoterapia? Immaginare, fantasticare, sognare sono sinonimi? Come possono le narrazioni fantastiche modificare il nostro comportamento fino a diventare magicamente benefiche e curative?
Dopo tre secoli di svalorizzazione di tutto ciò che sfugge al pensiero logico e razionale, di tutto ciò che sfugge ai principi ed ai precetti del tecnicismo scientifico e la pedagogia cognitiva che ci ha nutriti, siamo qui ad affermare il valore sacro delle tecniche immaginative-creative poiché hanno il potere di entrare in contatto con gli impercettibili movimenti dell’anima.
L’immaginazione è una facoltà presente fin dalla nascita, che sappiamo essere alla base dei più evoluti processi di simbolizzazione dell’essere umano. Può essere allenata, educata, utilizzata non solo nella produzione letteraria e artistica, ma anche in campo terapeutico e pedagogico al servizio del benessere dell’individuo. Possiamo in qualsiasi momento scoprire il valore della propria fantasia creativa, imparare o re-imparare a muoversi nello scenario immaginativo con libertà come i bambini quando giocano appassionatamente.  Tuffarsi nel mondo delle immagini stimolando diversi processi cognitivi e mentali, ovvero potenziare efficacemente le qualità somato - sensoriali della visione presiede alla coordinazione e integrazione dei complessi movimenti richiesti dalla situazione, sono tecniche usate con successo in vari campi psicologici, non solo clinici, come lo sport, la psicoprofilassi al parto, in pedagogia.
Spesso le immagini catatimiche (che segue il flusso dell’anima) provenienti dall’interno di sé stessi possono sostituire benissimo le parole e le sensazioni per comunicare vissuti altrimenti inesprimibili. Non solo, le immagini cariche di simboli hanno il potere di attivare risorse e potenzialità inconsce per favorire la guarigione di sintomi e comportamenti disfunzionali.
 
Il Vissuto Immaginativo Catatimico
La psicoterapia con il Vissuto Immaginativo Catatimico (VIC) è un metodo che ha le sue origini nella psicologia del profondo di Freud e Jung. Il VIC è stato concepito nel 1954 dal Prof. Dott. Hanscarl Leuner di Göttingen, Germania. La psicoterapia con il VIC è un metodo che usa l’immaginazione e il disegno per risolvere conflitti e per attingere alle risorse di auto guarigione inconscia.
La Psicoterapia Immaginativa Catatimica è una forma di trattamento che appartiene al gruppo delle Psicoterapie Psicodinamiche, infatti,  affonda le sue radici nella psicanalisi di S. Freud e nella psicologia dei simboli di Carl Gustav Jung con i loro ulteriori sviluppi. La parola greca katathym significa secondo i sentimenti, quindi che segue il flusso delle emozioni provenienti dall’interno. In Italia viene denominata VIC (Vissuto Immaginativo Catatimico) mettendo così in primo piano il ruolo dell’Immaginazione dove si condensa il vissuto implicito nelle immagini.
In inglese il metodo viene chiamato “Guided Affective Imagery”, in tedesco “Katathym Imaginative Psychotherapie”, nei Paesi nordici come Olanda e Svezia “Symbooldrama”. Il “Vissuto Immaginativo Catatimico”, o, “sogno diurno”, che viene indotto dal terapeuta, porta a vivere delle immagini simboliche, spesso cariche di emozioni e significati.  Conflitti, traumi e vari altri stati psichici possono essere rivissuti dal sognatore che, in stato ipnoide, cioè in uno stato di coscienza più ampia del solo pensiero, riesce così facilmente ad accedere alla propria interiorità e creatività.
Nel corso del tempo l’approccio iniziale si è evoluto grazie alle evidenze scientifiche della neurobiologia degli affetti, la psicologia oggettuale (D. Winnicott, W. Bion, W. Dieter), dimostrando l’evidente connessione cerebrale tra centri visivi ed emotivi, confermando che tutto ciò che siamo in grado di concepire cognitivamente in immagini e parole può essere efficacemente elaborato.
S’inizia con una fase di rilassamento, in seguito il terapeuta propone un motivo, per esempio un fiore, un prato, una casa. Nell’immaginazione riferita al motivo prescelto, vengono riflessi: lo stato d’animo attuale, i conflitti consci e inconsci e le risorse personali del paziente. Nel corso del vissuto immaginativo, cioè durante la fase immaginativa, scene e vicissitudini si sviluppano spontaneamente. Queste vengono influenzate dagli stati d’animo interni e dai modelli comportamentali generati dalle connessioni mnestiche implicite ed esplicite del paziente. Nel corso dell’immaginazione il paziente descrive ciò che si svolge davanti al suo occhio interno: racconta quello che osserva, vede, prova, tocca, sente, odora o assapora. Il terapeuta lo accompagna in un dialogo costante. Attraverso la comprensione e un adeguato “stile di accompagnamento” empatico, il terapeuta lo sostiene ad esplorare ulteriormente ciò che sta vivendo e lo esorta nella confrontazione con contenuti simbolici carichi di significati e di emozioni. Dopo la consultazione terapeutica, il paziente può continuare l’elaborazione delle scene e vicissitudini, a casa, disegnando e/o descrivendo il vissuto; e se necessario aggiungendo nuove idee, dettagli o associazioni che saranno discusse nella seguente ora di terapia.
Per chi non avesse esperienza con le tecniche immaginative propongo un momento di silenzio, come ha suggerito anche Ullmann nel suo libro “Introduzione alla psicoterapia immaginativa con il VIC” [1], quando nelle prime pagine ha collocato, di proposito, un foglio bianco; per cui il lettore sfoglia il libro e ad un certo punto della descrizione teorica colta e articolata del metodo troverà questa pagina bianca e sarà invitato a soffermarsi un attimo.
Dopo aver contemplato questo “spazio vuoto”, nelle righe che seguono, gli si chiederà: “durante questo tempo avete visto qualcosa?”, “l'avete trovato interessante?”,avete avuto delle fantasie?”, “nello schermo mentale si sono formate delle Immagini?”, “c'è stato uno sviluppo scenico?” oltre alla visione avete avuto altre percezioni con gli altri sensi?”, “ci sono state delle componenti affettive o emozionali?”, “avevano una relazione con voi stessi?”, “o un collegamento con la situazione attuale?”
Non abbiamo fatto nessun tipo di rilassamento e nemmeno abbiamo proposto un motivo. Tutto ciò che è apparso è avvenuto in modo naturale.  Questo perché immaginare è un fenomeno naturale, ribadisce il Dottor Ullmann, completamente naturale; dall'interno di noi stessi affiora spontaneamente qualcosa: fantasie, scene vivide, immagini. Quello che fa la differenza tra questo gioco e quello che succede nel VIC è la qualità delle immagini che scaturiscono nel contesto narrativo del setting terapeutico. Lo spazio mentale vuoto che abbiamo davanti non è il nulla ma come l’artista di fronte alla tela vuota inizia a creare, qui il paziente grazie al VIC apre lo spazio delle possibilità che scaturiscono dal mondo invisibile reso visibile dall’immaginale che varca la soglia dei sensi e dipinge l’orizzonte aperto. “Lo sguardo è il luogo, lo spazio, la forma, l’insieme a partire da cui si può dare una visione, ogni singola visione, le n+1 visioni possibili”. La fase immaginativa nel VIC inizia con le parole: “lascia apparire un prato, un fiore, un animale, a seconda del motivo scelto dal terapeuta … o qualsiasi cosa va arriva va bene lo stesso ... “ , proprio per lasciare al soggetto ampia libertà e invito a lasciarsi andare alle infinite possibilità della visione interiore.
Le tecniche immaginative conquistano oggi la via regia non solo per comprendere il linguaggio dei sogni, come già ipotizzato da Freud, ma diventano indispensabili per arricchire il lavoro terapeutico con il linguaggio simbolico metaforico per accedere alle dinamiche inconsce. Se pensiamo alla psicoterapia come un processo di interazione, consapevole e pianificato, che va ad influenzare la personalità, i disturbi comportamentali e gli stati di sofferenza, nel quale, quando necessario, si utilizzano dei mezzi terapeutici (verbali e/o non verbali), direzionati a definire un comportamento normale e uno patologico, mettendo a fuoco un obiettivo generale secondo il proprio sistema di riferimento. Nella psicoterapia immaginativa con il Vissuto Immaginativo Catatimico, la funzione del terapeuta è quella di accompagnare il paziente ad esplorare il suo mondo interno attraverso la produzione di immagini e simboli che vengono poi raffigurati attraverso il disegno e la narrazione per stimolare il potere della mente a trovare le risorse di autoguarigione interiore.
Le neuroscienze dimostrano che alla base di certi sintomi, di certi comportamenti disfunzionali, così come di altre forme di sofferenza che affliggono le persone, si trovano esperienze del passato, spesso inaccessibili alla sfera cognitiva. I metodi che usano l'immaginazione, stimolando i processi creativi e di simbolizzazione, consentono una via d'accesso ai network delle memorie traumatiche pre-verbali per una efficace rielaborazione attuale. 
Il Pensiero simbolico consente di riorganizzare il materiale dell'inconscio con i processi cognitivi. Vi è una correlazione continua tra elementi consci e inconsci attraverso l'azione costante di selezione, interpretazione e attribuzione di significati all'esperienza percepita. La funzione di condensazione, propria del sogno, messa in luce da Freud, consente alle esperienze protosimboliche e al materiale immagazzinato in modo disfunzionale in una forma prontomentale di diventare raffigurabile,  quindi rappresentabile, perciò rielaborabile attraverso in coinvolgimento delle strutture più evolute della mente che entrano in gioco nel processo VIC.
Fig. tratta dal libro [2] di Ullmann
Freud e Jung avevano constatato che la natura dell’essere umano fa sì che egli produca dei Simboli inconsciamente e spontaneamente sotto forma di sogni. Quello che noi cerchiamo di fare con queste tecniche è caratterizzato dall'uso consapevoli dei simboli, facendo diventare immagini e metafore il motore della neuroplasticità. La capacità di modificare non solo  le memorie episodiche (collegate principalmente  all’ippocampo) “terapie Top Down” ma attivando tutto il sistema di encoding  che comprende anche la memoria procedurale (sistema limbico e amigdala dell’emisfero destro) quindi, di una terapia con un percorso Bottom-up che promuove l’attivazione dei vissuti emozionali per riprocessarli, modificarli e reintegrarli.
Il linguaggio simbolico - metaforico consente una trasposizione delle esperienze subsimboliche dentro una tecnica immaginativa che apre a nuovi significati del cambiamento e a possibili trasformazioni dell’identità in essere. Si creano delle regressioni ma anche nuovi spazi di possibilità, delle visioni del futuro e lo sviluppo di risorse interne.
Ullmann parlando della funzione e uso del simbolo nel Vissuto Immaginativo Catatimico (VIC) fa notare che l’etimologia della parola simbolo deriva da "Sym-ballein = gettare insieme” come narra la storia della Grecia antica, “dove il termine simbolo (σύμβολον) aveva il significato di "tessera di riconoscimento" o "tessera hospitalitatis (dell'ospitalità)" secondo l'usanza per cui due individui, due famiglie o anche due città, spezzavano una tessera, di solito di terracotta o un anello, e ne conservavano ognuno una delle due parti a conclusione di un accordo o di un'alleanza: da qui anche il significato di "patto" o di "accordo" che il termine greco assume per traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l'esistenza dell'accordo” [3] .
Il simbolo assume nel VIC, il ruolo di ricondurci alla dimensione storica e biografica (sistemi di memoria), ha una rilevante funzione integrativa e non è da meno il suo significato di  preparazione immaginaria delle azioni future.  La psicoterapia VIC è un "processo mnestico" che cambia i significati e le rappresentazioni depositate nella memoria.
 
Gli effetti delle tecniche immaginative sulla salute
Stimolano gli stati affettivi positivi come la gioia e il piacere soprattutto nelle persone che spesso si focalizzano soltanto sulle sensazioni dolorose. L’elaborazione di queste esperienze nel contesto biopsicosomatico è una parte importante del lavoro terapeutico. Questi vissuti positivi costituiscono nuove “esperienze emozionali correttive” che possono essere integrate nel contesto autobiografico come nuove possibili strategie adattive nella risoluzione di problemi sessuali, sindromi dolorose, stati depressivi e nell’accompagnamento delle malattie croniche.
Ogni immagine è uno stato biochimico, pertanto modificando o creando una nuova rappresentazione di sé possiamo rimodellare i programmi biochimici disfunzionali (MOI) e rappresentazione della realtà vissuta.
Grazie alla flessibilità di applicazione e allo sviluppo metodologico e scientifico, l’immaginazione può essere utilizzata sia come trattamento esclusivo sia integrato con altri orientamenti.
Per quanto riguarda il VIC nell’approccio integrato possiamo mettere in evidenza i seguenti fattori di efficacia nel percorso terapeutico:
  •  Azione psicodiagnostica
  • Attivare stati affettivi positivi (rilassamento, senso di sicurezza, luogo sicuro o rifugio interiore);
  •  “Immaginazione guidata” e disegno offrono diversi elementi per arricchire la fase psicodiagnostica;
  • Regolazione delle emozioni;
  • Interventi “Trauma-focused” per agganciare velocemente i target disfunzionali, individuare i conflitti principali aggirando resistenze e difese inconsce;
La tecnica può essere applicata sia in terapia individuale, di coppia, di famiglia, in adolescenti. Ad oggi, possiamo affermare che “Immaginazione e visualizzazione” costituiscono un vero e proprio “esercizio” della mente per costruire nuovi sentieri neurali. Attivare le funzioni creative per costruire stati affettivi positivi e vivere la dimensione del piacere può essere utile anche nel contesto del lavoro di gruppo producendo effetti benefici in tempi brevi.
  • La scoperta della propria creatività e l’incoraggiamento a sviluppare risorse sono particolarmente importanti nel corso del trattamento per affrontare meglio le prove nel VIC, avvicinarsi ai nuclei conflittuali, e alla liberazione di profondi bisogni arcaici in un contenitore sicuro;
  • Le risorse individuali abbracciano diverse possibilità di vissuti, sperimentare diversi modelli relazionali: un transfert mite, sentirsi pieni di vita, sufficientemente protetti, dare sicurezza e intimità, sopportare la paura, difendersi, sviluppare idee e soluzioni creative, migliorare competenze sociali, permette un processo emozionale di rifornimento affettivo;
  • La mancanza o assenza di esperienze positive di attaccamento nell’infanzia porta a evidenti deficit strutturali, che sfociano poi in sensazioni di paura dell’ intimità, in paura di perdersi/frammentarsi e a chiudersi, lo scambio positivo migliora la fiducia soggettiva;
  • Minor resistenza al processo terapeutico perché trovarsi con gli altri a parlare di sé di cose che fino a prima si ritenevano incomunicabili e segrete e che tutto ciò accade anche agli altri dà l’avvio alla scomparsa delle resistenze;
  • Convinzioni disfunzionali che i pazienti hanno sì se stessi possono essere modificate dalle idee che gli altri membri del gruppo hanno su di lui;
  • Pazienti psicotici e borderline: all’interno di una griglia spazio-temporale ben definita è possibile per il paziente occupare uno spazio ed un tempo tra la realtà e la psicosi.
Grazie alla neuroplasticità, “L’ESPERIENZA può DETERMINARE dei cambiamenti strutturali del cervello. Spesso questi cambiamenti hanno luogo a livello della microarchitettura finemente sintonizzata del cervello, per esempio quando facciamo nuove associazioni mnestiche “ (Siegel 2006). L’impatto nella ristrutturazione neuro cognitiva è notevole, infatti, il lavoro in gruppo consente di: 
  • migliorare la consapevolezza del corpo, ampliare la sensorialità e arricchire il vocabolario delle sensazioni piacevoli significa riuscire a star bene nel proprio corpo e di conseguenza predisporsi alla relazione con l’altro;
  • l’esplorazione delle sensazioni corporee a livello immaginativo favorisce una ricognizione psicosomatica di sé e del proprio corpo per modificare le “distorsioni cognitive e somatiformi”;
  • intersoggettività e regolazione interattiva: sviluppo della mente sociale. Il lavoro di gruppo soddisfa il bisogno di appartenenza insito nella natura umana, amplifica l'azione alchemica dell'immaginazione e attiva l'intelligenza  emotiva e sociale. Per questo aiuta a scogliere i blocchi della creatività e ritrovare i nostri veri talenti.
 
“Una parola o un’Immagine è simbolica quando sta al di sotto del suo significato ovvio e immediato; essa possiede un aspetto più ampio, inconscio, che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato, né si può sperare di definirlo o spiegarlo. Quando la mente esplora il simbolo viene portata a contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali.”  [4] (C.G. Jung)
 
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Biblio- Sitografia
- M. Martinelli, La psicoterapia con il Vissuto Immaginativo Catatimico, Librerie Progetto Ed. 2009
- H. Ullmann, La psicoterapia con il Vissuto Immaginativo catatimico, InRiga Ed. 2020
- C. Widmann, Le terapie immaginative, Magi Ed. 2015
- Quaderni VIC – Rivista del Centro Studi Int.le VIC-Italia (2021, 2022, 2023)
http://www.stateofmind.it/2015/09/gioco-simbolico-teoria-mente/

Note:
[1] Ullmann H. Introduzione alla psicoterapia con il Vissuto Immaginativo Catatimico” In RIGA edizioni 2020
[2] Opera citata
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Simbolo
[4] “L'uomo e i suoi simboli” Carl Gustav Jung, Edizione Casini, Firenze 1967
 

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