Il linguaggio paraverbale

Autore: Emanuele Fiorini

Il linguaggio paraverbale Nel prendere in esame in questo articolo finale dei canali comunicativi  i segni vocali non verbali, più precisamente il linguaggio paraverbale, non si può non fare riferimento alle funzioni specifiche assunte nel corso dell’interazione cioè la sincronizzazione dell’interazione e la meta-comunicazione su quanto viene trasmesso verbalmente (Pacori, 2013, Pag. 18; Guglielmi, 2007, Pag. 201; Colassanti-Mastromarino, 1994, Pag. 108).

Le caratteristiche paralinguistiche ovvero quelle proprietà acustiche transitorie che accompagnano la pronuncia e che possono cambiare da situazione a situazione sono determinate da diversi parametri quali: il tono, l’intensità, la velocità d’eloquio, le pause, la durata e il timbro (Fasano ,2006, Pag. 43).

Il sistema vocale non verbale per Anolli (1992) comprende “il tono, l’intensità, il tempo, il ritmo il timbro”. (Anolli, 1992, Pag. 94-95). Il tono è generato dalla tensione delle corde vocali, la tonalità della voce qualifica, squalifica o commenta il contenuto verbale, così come la disposizione delle parole nelle frasi può modificare il significato di un’espressione. In più ’insieme delle variazioni del tono nel corso della pronuncia determina l’intonazione; l’intensità o il volume che consiste dalla pressione ipolaringea e dalle forze fono respiratoria ed è connessa all’accento enfatico con cui il soggetto intende sottolineare un determinato atto enunciato, inoltre il volume della voce non deve essere eccessivamente basso, perché si finirebbe col perdere l’attenzione, ma neanche eccessivamente alto, ergo l’alternanza nella voce è fondamentale.

Sia il tono e sia il volume della voce sono spesso dei rivelatori di personalità, esempio, i timidi parlano spesso con voce sorda, strozzata e sottile (Fasano, 2006, Pag. 43 - www.valore-del-paraverbale-nella-comunicazione.it). Questi due elementi riescono a decifrare perfettamente gli stati emotivi della persona, ad esempio la paura è espressa con un aumento del tono e del volume invece la tristezza è espressa da un tono basso e un volume modesto; la gioia attraverso una tonalità acuta ed un aumento dell’intensità ed infine il disprezzo ha un tono basso e un’intensità piena (Bonnaiuto- Maricchiolo, 2003, Pag. 72).

Un altro elemento è il tempo, di cui fa parte la velocità dell’eloquio, e del timbro. Il tempo determina la successione delle pause, questa dimensione comprende: 
- la durata, ovvero il tempo necessario per pronunciare un enunciato;
- la velocità dell’eloquio, ovvero il numero di sillabe al secondo pronunciate, comprese le pause;
- la velocità di articolazione, il numero di sillabe al secondo, ma stavolta escluse le pause;
- infine, le stesse pause, che si dividono in piene e vuote.

Le prime sono vocalizzazioni le seconde sono veri silenzi. Invece il timbro può variare da basso ad alto (dalla voce cupa a quella stridula) anche nell’ambito della stessa conversazione (Borg, 2009, Pag. 95; Fasano, 2006, Pag. 43-44). Esaminando con più attenzione il timbro e la velocità dell’eloquio possiamo dedurre che il primo è un tratto capace di esprimere vari significati e che riveste un ruolo fondamentale nel paraverbale, serve per marcare la differenza fra una domanda o un’affermazione, sottolinea un elemento della frase per modificarne il significato e inoltre ha la funzione di manifestare il senso di sorpresa; la velocità invece comunica urgenza quando è rapido e insicurezza o nervosismo quando è lenta.

Ognuno di noi comunica con la velocità che caratterizza la sua personalità, esempio, una persona impaziente avrà un ritmo rapido; quella pacata avrà un ritmo lento (Borg, 2009, Pag. 95-96). Anche questi elementi decifrano gli stati emotivi della persona: nella paura il timbro è irregolare, nella tristezza ci sono varie pause e il timbro è minore, nella gioia vi è un timbro e una velocità dell’eloquio accelerata, il disprezzo è espresso attraverso una velocità lenta e un timbro verso l’aumento e infine la tenerezza è caratterizzata da un timbro e una velocità regolare (Bonaiuto, Maricchiolo, 2003, Pag. 72). 
 

Categorie correlate