Setting 2.0

Autore: Debora Tonello

Setting 2.0 L’avvento di internet ha modificato profondamente la nostra quotidianità e, spesso anche il nostro modo di costruire ed intrattenere relazioni. Questo fenomeno è stato un percorso graduale che, quasi per tutti, è andato di pari passo con lo sviluppo tecnologico e la disponibilità di apparecchiature di utilizzo sempre più intuitivo e prezzi sempre più accessibili. Il cambiamento, tuttavia, è avvenuto dunque gradatamente, passando da connessioni inizialmente lente che rendevano spesso complessa la condivisione di immagini e video, o dalla necessità di doversi necessariamente da uno specifico luogo fisico (il computer di casa o gli internet point), etc. per poi diventare, letteralmente, a portata di mano.

Oggi, infatti, grazie agli smartphone siamo potenzialmente connessi 24/7/365. Ciò ha indubbiamente contribuito ad accorciare le distanze (pensiamo ad esempio a membri della stessa famiglia che vivono in città diverse), ha reso fruibile molto materiale, ha consentito di avvicinarsi a mondi altrimenti inaccessibili (oggi è possibile, ad esempio, visitare il MOMA comodamente dal proprio divano di casa o tradurre qualsiasi frase in qualsiasi lingua del mondo).

In un periodo come quello attuale in cui la quarantena ha inevitabilmente costretto a (ri)ereggere muri concreti tra le persone, la rete ci ha comunque permesso di attraversarli, addirittura permettendoci di sfruttarla in maniera non convenzionale, magari permettendoci di avvicinarci a nuove attività come i corsi di yoga o il fitness in casa, corsi di inglese, cucina, “video-cene”, … superando la necessità di spostarci fisicamente da un luogo all’altro.

Tuttavia, questo periodo storico, ha anche messo alcune persone di fronte alla perdita, al trauma, allo stress; ha impedito quei contatti sociali diretti che prima erano di vitale importanza, contribuendo a generare, o ad acuire, la sofferenza psicologica.

Con il termine e-Health si intende l’utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita.

Già nel 2012 il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) aveva condotto una ricerca per indagare la presenza di psicologi e psicoterapeuti che svolgevano la propria professione anche “online”, cioè utilizzando quelle piattaforme per chiamata, videochiamata o messaggistica che ovviano alla presenza vis-à-vis riscontrandone una discreta diffusione. Di qui era nata l’esigenza di redigere delle linee guida per la gestione di questi nuovi canali: se infatti l’avanzamento tecnologico prosegue ad una certa velocità, l’adeguamento delle norme di privacy e/o le connesse peculiarità burocratiche non sempre riescono a stare al passo e ad evolversi alla stessa velocità e, per questo, richiedono un monitoraggio costante.

Come è noto, l’alleanza terapeutica è fondamentale per gli esiti del trattamento psicoterapeutico, uno studio del 2002 ha rilevato che non ci sono differenze significative tra chi svolge le sedute vis-à-vis e chi on line; in particolare, non sono state rilevate differenze per quanto riguarda la modalità di comunicazione e la presentazione delle problematiche. Inoltre, in alcuni casi, la presenza di un medium tecnologico ha persino avuto un positivo effetto disinibitorio. Il livello di alleanza terapeutica non varia né con gli adulti né con gli adolescenti, ma può esserci un minor investimento con i più piccoli in quanto occorre tenere in considerazione che spesso, in questi casi, la terapia prevede il gioco simbolico purtroppo non proponibile esclusivamente attraverso il pc.

Tra gli aspetti indubbiamente positivi, tuttavia, va tenuto in considerazione anche il fatto che la tecnologia ha anche permesso di offrire più facilmente la psicoterapia ad una fetta di popolazione altrimenti difficilmente raggiungibile, come ad esempio chi vive ancora con stigma la sofferenza psicologica, chi nutre forte resistenza, chi abita in luoghi isolati, chi ha una mobilità fisica ridotta, chi è in lista di attesa per una presa in carico, …

Nell’ambito dell’età evolutiva, per esempio, questa nuova modalità ha permesso di raggiungere con più facilità i ragazzi che stanno attraversando un periodo di ritiro sociale o una fobia scolare in maniera più semplice ed efficace.

Scorrendo la letteratura, si evince che la e-therapy risulta efficace in una varietà di disturbi, come ad esempio: disturbi post traumatici da stress, lutto, disturbi di panico e disturbi alimentari, ansia e depressione.

Un incoraggiante studio del 2013, condotto da alcuni ricercatori di Zurigo, ha osservato una remissione della depressione nel 53% dei pazienti trattati con e-therapy e nel 50% dei pazienti con terapia face to face; uno studio del 2001, analizzando il lavoro di alcune coppie in terapia via webcam, non ha rilevato differenze significative in termini di efficacia rispetto alla terapia in setting tradizionale.

Questo è possibile perché nella stanza di analisi, o di terapia in generale, l’incontro avviene sì tra le persone fisicamente, ma, soprattutto, tra le loro menti. Il setting terapeutico, quindi, non è solo il luogo fisico, ma è quello spazio relazionale che il terapeuta ed il paziente creano e che, nonostante abbia delle peculiarità (orario, durata, cadenza, regole per il pagamento, etc.), non per questo è sterilmente rigido.

Certamente la nuova prospettiva, la nuova metodologia, i nuovi canali e i linguaggi che queste nuove modalità portano con sé sono da tenere in considerazione ed è compito del clinico gestirli in maniera appropriata e dare senso a ciò che accade in questo nuovo condiviso spazio virtuale.

Concludendo, la tecnologia oggi ha offerto uno strumento in più da mettere nella “valigia degli attrezzi” dello psicoterapeuta, l’e-therapy non è certamente l’unica strada percorribile, ma può comunque rivelarsi efficace in determinati contesti in cui l’unicità della coppia di lavoro terapeuta-paziente è di fatto il nocciolo della relazione, indipendentemente dal canale attraverso il quale viene realizzata.
 

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