Se c'è violenza, non c'è amore

Autore: Chiara Fabiani

Se c'è violenza, non c'è amore Quest’articolo nasce dal desiderio di scrivere per le donne e non sulle donne.
Credo infatti che senza una presa di consapevolezza sia molto difficile cambiare la condizione femminile perpetratasi nei secoli. La speranza è che in quest’articolo, donne e uomini, possano trovare informazioni e spunti di riflessione che accrescano in loro il desiderio di informarsi e di rendersi attivamente partecipi alla causa. È importante che ambedue i sessi vengano coinvolti in questa battaglia affinché entrambi, uomini e donne, escano vincitori.
 
È a partire da questa premessa che cercheremo di capire cosa accade nell’uomo maltrattante, quali sono le sue caratteristiche e perché le donne hanno difficoltà a separarsi da questa figura. Queste informazioni generali di cui parleremo e che ognuno di voi potrà approfondire a proprio piacimento, serviranno ad aumentare la consapevolezza di quelli che sono o che possono essere i meccanismi che si nascondono dietro la violenza e che possono aiutare donne e uomini a guardare nella giusta direzione per trovare l’uscita.
 
Le Nazioni Unite (2014) definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza fondata sul genere che comporti, o abbia probabilità di comportare, sofferenze o danni fisici, sessuali o mentali per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella sfera pubblica che in quella privata”.
 
Questa definizione sottolinea come l’atto violento non sia relativo solo alla forza fisica, ma anche ad un uso del potere responsabile di danni psicologici.
 
La violenza psicologica, purtroppo, risulta più difficile da individuare in quanto non sempre viene riconosciuta come tale. Spesso, infatti, tali comportamenti vengono scambiati per litigi o incompatibilità di carattere quando invece sono indice di qualcosa di più nocivo.

Alcuni dei comportamenti che rientrano nella violenza psicologica sono: aggressioni verbali e umiliazioni, minacce di abbandono o di maltrattamenti, sorveglianza ossessiva, minaccia di allontanamento dei figli, segregazioni in casa.

Chi è quindi l’uomo maltrattante?
 
Alcuni luoghi comuni potrebbero portarci a pensare che l’uomo maltrattante venga da un contesto socio-culturale e da un livello di istruzione basso, che faccia uso di alcol e di sostanze di varia natura e che probabilmente abbia subito a sua volta maltrattamenti durante l’infanzia. In realtà questi fattori, come ad esempio l’uso di alcol e sostanze, possono essere associati o possono co-esistere con i problemi di violenza e maltrattamento ma non sono la causa diretta. Altro luogo comune riguarda il considerare l’episodio di violenza come un raptus, ovvero una momentanea perdita di controllo: si tratta invece di una strategia sistematica volta a sottomettere la vittima.
 
Come abbiamo visto, non esiste un identikit preciso, tuttavia alcune delle caratteristiche comuni che si possono riscontrare negli uomini violenti sono: comportamenti di controllo, limitazione della libertà della donna, attacco all’autostima della donna, e la mancanza di rispetto. Tali atteggiamenti, purtroppo, portano spesso la donna ad isolarsi progressivamente da amici, familiari e ambiente che la circonda, e a chiudersi sempre più nella relazione disfunzionale.
 
Bancroft (2013) individua diverse tipologie di uomo violento: l’Uomo che pretende, il Signor so tutto io, il Torturatore freddo, il Sergente istruttore, il Signor sensibile, il Dongiovanni, il Rambo, La Vittima, il Terrorista, il malato mentale e il Tossicodipendente. Ognuno di questi uomini avrà una sua modalità manipolatoria particolare, mantenendo però le caratteristiche comuni sopracitate. Su questo non ci soffermeremo, ma troverete il testo di riferimento in bibliografia.
 
Gli atti violenti, oltre che ad una forma utilizzata per mantenere il controllo, spesso sottendono un’incapacità nell’entrare in contatto intimo con una persona in quanto l’intimità risulta imprevedibile e piena di minacce. In questo modo l’uomo violento cerca di renderla prevedibile (Grifoni, 2019).
 
Senza il contatto intimo, però, non può esserci amore.
 
È qui che molte donne potrebbero iniziare a trovare giustificazioni (illegittime e infondate), al comportamento dei propri partner come ad esempio: “lo fa perché mi ama troppo”, “lo fa perché ha sofferto troppo”, “ha ragione, sono io che ho sbagliato”.
Cosa accade alle donne?
 
Quando giustifichiamo i malumori, il cattivo carattere, i tradimenti del partner, stiamo amando troppo. Quando siamo offesi dal suo comportamento, lo giustifichiamo e pensiamo sia colpa nostra, stiamo amando troppo. Quando cerchiamo di aiutarlo in tutti i modi diventando la sua terapista, stiamo amando troppo. Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo” (Norwood, 2013, 13).
 
Le donne che amano troppo, in realtà, non amano affatto: sono dominate dalla paura, paura di restare sole, di non essere degne di amore, di essere ignorate, abbandonate, portandole morbosamente ad attaccarsi a qualcuno che ritengono indispensabile per la loro esistenza.
La Norwood ritiene che queste paure abbiano origine nell’infanzia, in particolare nei rapporti familiari, con le madri e i padri e nelle esperienze vissute.
 
La soluzione a ciò è intraprendere un lavoro su sé stesse, perché solo imparando ad amarci che possiamo accettare l’amore dell’altro.
Credo che sia proprio a partire da questo cambiamento e da questa crescita personale che si possano unire le forze per insegnare alla società ad amare le donne.

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Bibliografia e sitografia:
 
Bancroft L. (2013), Uomini che maltrattano le donne. Come riconoscerli per tempo e cosa fare per difendersi. Milano: Vallardi Editore.
 
Grifoni. G. (2019). L’uomo maltrattante. Dall’accoglienza all’intervento con l’autore di violenza domestica. Milano: Franco Angeli.
 
Norwood, R. (2013). Donne che amano troppo. Milano: Feltrinelli.

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_3664_listaFile_itemName_10_file.pdf

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