Riconoscere le emozioni per conoscere se stessi

Autore: Pietro Ielpo

Riconoscere le emozioni per conoscere se stessi  
Nella teoria evoluzionistica le emozioni sono considerate processi adattivi che permettono di valutare il pericolo (o altre condizioni), di attivare un comportamento, di comunicare con gli altri membri della propria specie e di adattarsi all’ambiente nel modo migliore possibile (Leahy et all. 2011). Ci aiutano a considerare diverse alternative, ci motivano ad agire e soprattutto ci informano su quali siano i nostri bisogni. Secondo Damasio (1994) le emozioni sono “marcatori somatici” che ci indicano ciò che “vogliamo” e intervengono nei processi decisionali.
 
Componenti delle emozioni
Le emozioni sono fenomeni complessi e comprendono diverse dimensioni:
  • Dimensione fenomenologica: come l’emozione fa sentire (sensazioni piacevoli/spiacevoli)
  • Dimensione interpersonale: cosa l’emozione comunica agli altri
  • Dimensione fisiologica: livello di attivazione neurovegetativa (arousal)
  • Dimensione comportamentale: quali azioni porta a compiere (tendenza all’azione)
  • Dimensione cognitiva: pensieri associati all’emozione
Al fine di riconoscere le emozioni è importante coglierne la diversa intensità (dimensione fisiologica): preoccupazione, paura e terrore piuttosto che irritazione, rabbia, ira. Riconoscere le emozioni significa entrare in contatto con tutti questi aspetti per poi coglierne il significato profondo che si lega indissolubilmente con la conoscenza di noi stessi.
 
Significato delle emozioni
Quando proviamo un’emozione possiamo evitarla, magari perché spiacevole, oppure ascoltarla e cogliere “quello che ci vuole dire”. Pensiamo ad esempio al senso di colpa, alla tristezza, alla paura. Può capitare di non renderci conto del motivo di una determinata emozione: “Sono triste, ma non so perché!”. Prendendo ad esempio quattro delle cosiddette “emozioni di base” o primarie (Ekman, 2008), proviamo ad esaminarne i significati interrogandoci sul senso specifico che hanno per ognuno di noi. Nel farlo propongo di tenere a mente il concetto di “dominio personale”, vale a dire qualsiasi cosa tangibile o immateriale che ha valore per il soggetto (Beck, 1976): immagine di sé, attributi fisici, caratteristiche personali fino a comprendere oggetti animati e inanimati (famiglia, amici, beni materiali) e valori intangibili quali gli ideali di libertà, giustizia e moralità.

Conclusioni
Quanto detto non comprende tutti i significati che possono assumere le nostre emozioni, ma può essere un punto di partenza per iniziare un meraviglioso viaggio all’interno del proprio mondo emotivo.
 
Bibliografia
 
Beck, A.T. (1976), “Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi”, Roma, Astrolabio (trad.it. 1984).
 
Damasio A., (1994), “L’errore di Cartesio”, Milano, Adelphi (trad.it. 1995).
 
Di Maggio G., Semerari A. (2003), “I Disturbi di Personalità Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali”, Roma-Bari, Laterza.
 
Ekman, P. (2008). “Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste”, Torino, Amrita.
 
Leahy R. L., Tirch D., Napolitano L.A. (2011), “La regolazione delle emozioni in psicoterapia. Guida pratica per il professionista”, Firenze, Eclispi, (trad.it.2013)


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