Quanto conosciamo la nostra sessualità?

Autore: Sonia Allegro

Quanto conosciamo la nostra sessualità? Uno sguardo agli elementi che caratterizzano il sesso e le relazioni.

In psicoterapia di cosa si parla? Direi di tutto…. Di tutto ciò che occupa un interesse per il paziente.  E in questo “tutto” una buona fetta è rappresentata dal sesso.
Molti varcano la soglia dello studio di un professionista proprio quando compare un “problema” nella camera da letto. Quando si inizia a percepire una propria mancanza di desiderio sessuale, o in quella del partner, emerge, infatti, anche una preoccupazione.
La tematica del sesso viene affrontata in seduta più frequentemente di quanto si immagini; e a dire il vero, racchiudere il contenuto che emerge solo con la parola “Sesso” è anche riduttivo.

Quando si parla di Sesso, in realtà, si sta parlando di come si decide di stabilire o evitare legami emotivi; come si esprime o si nega la propria mascolinità o femminilità; come si alleviano le ansie e le tensioni quotidiane; quali bisogni, desideri, piaceri si intrecciano; quali fantasie si utilizzano per ricercare l’eccitazione e come essa viene mantenuta.
Dare attenzione alla nostra sessualità, in poche parole, significa dare attenzione alla nostra persona e comprenderla permette di comprendere meglio noi stessi.

Come anticipato, nella sessualità troviamo tantissimi elementi intrecciati, spesso aggrovigliati, che rendono la “matassa” difficile da districare, ma un primo bandolo di essa è rappresentato dal senso di sicurezza.
Tutti noi siamo alla ricerca di un senso di sicurezza, sia fisica che emotiva. Così come cerchiamo di evitare situazioni pericolose fisicamente, tendiamo anche ad evitare quello che potrebbe minare la nostra sicurezza psicologica. Perché il senso di sicurezza venga percepito dall’individuo bisogna sperimentare un attaccamento sicuro: fin da piccoli si attiva questa ricerca e un attaccamento insicuro ci farebbe sentire in pericolo.

Un altro bandolo è rappresentato da colpa e preoccupazione che spesso compaiono insieme. Si è costantemente preoccupati di ferire gli altri e quando questo accade emerge il senso di colpa.
Colpa e preoccupazione compaiono già nei primi anni della nostra vita: un bambino non riesce a comprendere che un genitore ha una vita separata da lui e che non è lui ad esserne responsabile (pensiero onnipotente o egocentrico).
Un genitore se si ammalerà, divorzierà o morirà, il bambino si sentirà regolarmente in colpa, come se la causa fosse lui.
Ovviamente durante lo sviluppo, il bambino imparerà a differenziare le proprie motivazioni da quelle altrui, ma il senso di colpa per molti rimane radicato ed esso andrà ad influenzare negativamente l’eccitazione sessuale.
 
Altro elemento che cogliamo nella sessualità è la vergogna che con essa comporta sentimenti di inadeguatezza, rifiuto e impotenza. Se la colpa riguardava la convinzione che stiamo ferendo gli altri e di conseguenza li rifiutiamo, la vergogna si attiva quando ci sentiamo vulnerabili e indegni agli occhi degli altri e, di conseguenza, ci sentiamo rifiutati.
Tutti noi ci siamo sentiti respinti nella nostra vita, fin da piccoli accade, quando i genitori ci sgridano e/o ci criticano; a volte vergogna e rifiuto sono lievi, altre volte traumatici.
Proverò, ora, a guidarvi nel cogliere meglio tali aspetti: per tanto cerchiamo di comprendere come il senso di sicurezza, la colpa, la preoccupazione e la vergogna si  manifestino nella sessualità.

Senso di sicurezza. Come precedentemente anticipato, la famiglia in tal senso gioca un ruolo cruciale. Essa è la prima finestra che ci permette di affacciarsi al mondo sociale.
Nella nostra famiglia acquisiamo forze e virtù ma anche credenze patogene che modellano le nostre esperienze di femminilità e mascolinità.
Le bambine crescono idealizzando l’amore romantico, ricercando una relazione stabile perché essa rappresenta una sicurezza sia oggettiva che soggettiva, evitando in questo modo la possibilità dell’abbandono.
I bambini, d’altro canto, devono crescere manifestando costantemente la loro virilità, crescono dovendosi separare dalle madri e rafforzare la loro mascolinità.
Il ruolo del padre è fondamentale poiché deve essere in grado di accogliere l’indipendenza del figlio e la sua mascolinità che si va a definire man mano che cresce, senza però svalutare e allontanare troppo la madre. Tutto questo si complica quando la figura paterna è emotivamente o fisicamente assente.
Negli uomini, quindi, l’oggettivazione delle donne e dei loro corpi permette di dividere il sesso dall’intimità, evitando di rimanere invischiati nei sentimenti e nei bisogni delle loro partner sessuali, garantendo un senso di sicurezza (momentaneo) tale da permettere l’eccitazione.

Colpa e preoccupazione. Sebbene il senso di colpa sia universale, le donne sembrano essere più inclini. Vengono educate fin da piccole a essere sensibili ai bisogni dei propri partner, ad essere gratificate nel dare e non nel ricevere, ad essere oggetto del desiderio piuttosto che desiderare qualcuno.
Per quanto la donna abbia lottato negli anni alla ricerca di un’emancipazione, ci portiamo tutt’ora dietro gli strascichi di una società maschilista: alcune donne sentono che una volta impegnate (l’impegno viene percepito maggiore quando c’è il matrimonio e i figli) si deve abbandonare la vita sessuale, il piacere che ha caratterizzato gli anni in cui si era single. Si da quasi per scontato che una donna dopo essere diventata madre perda automaticamente la propria passione, la propria energia sessuale, il proprio desiderio.
Tutto questo rende difficile far sì che si segua il principio del piacere e si manifesti la propria eccitazione. Ci si trova a preferire un ruolo sottomesso, mentre il ruolo dominante attrae maggiormente gli uomini.
Neanche gli uomini, però, sono esclusi dal senso di colpa e preoccupazione. Fin da piccoli si insegna loro a non mostrare emozioni perché “la sensibilità diventa debolezza”.
Ed ecco che l’approccio educativo a cui siamo sottoposti da bambini genera una conseguenza anche nella nostra sessualità da adulti: le donne tenderanno a ricercare Amore, ricercando l’eccitazione sessuale all’interno di una relazione, mentre gli uomini tenderanno a scindere il piacere sessuale dalla gratificazione emotiva.
Queste dinamiche sono così radicate nella nostra cultura al punto che le nostre menti diventano terreno fertile in cui portarle avanti. È visibile, infatti, nei messaggi pubblicitari, nel mondo della moda, nella pornografia, nei film, nei fumetti ecc.: le donne sono gli oggetti di sguardi maschili.
La donna, con la sua abilità seduttiva, attira l’attenzione dell’uomo ma non può esprimere un desiderio attivo autonomo.
 
Vergogna e senso di rifiuto. Pensiamo a come la sessualità spesso venga utilizzata per fornire un sollievo, temporaneo, dal disgusto che proviamo per noi stessi. Una persona eccitata non si sentirà né inadeguata, né imbarazzata per il proprio corpo, ma vien da sé che queste sensazioni quando sono presenti minano la sensazione di piacere, ostacolando eccitazione e sessualità.
Se si prova vergogna si crede che gli altri ci possano rifiutare; se si è eccitati si ricerca l’altro e ci si sente forti: in pratica, sono agli antipodi.
Ed ecco che crescendo si delineano le fantasie sessuali come soluzioni delicate al senso di colpa e preoccupazione, ma anche alla vergogna e alla sensazione di rifiuto che l’essere umano prova.
Il sadomasochismo, il piacere nel farsi legare e bloccare, il feticismo, il voyeurismo sono solo alcune delle fantasie sessuali che si attivano inconsciamente per tranquillizzare le ansie relative alle nostre credenze patogene. Credenze che fin da piccoli si sono rinforzate su quanto i nostri bisogni e desideri potessero determinare un danno ai nostri caregiver, di essere un pericolo magari per una mamma debole e depressa e per tanto di esserlo per tutte le donne, o di non meritare di ricevere cure da quella madre che era troppo assorbita dalla propria sofferenza da non riuscire a sintonizzarsi con i bisogni del proprio figlio.
Si utilizzano scenari in cui si prende o si cede il controllo, si scambiano i ruoli psicologici che nella realtà si sono vissuti per sentirsi momentaneamente sollevati e permettersi di sentirsi abbastanza sicuri per eccitarsi.
 
L’intento di questo articolo non è sicuramente quello di avanzare una “spiegazione” delle nostre fantasie sessuali, anche perché inevitabilmente otterremo il risultato opposto: lo spegnersi dell’eccitazione. Apportare, però, uno sguardo alle relazioni in senso più ampio e agli elementi che inconsciamente ricerchiamo, ci rende più consapevoli, anche sulla nostra sessualità.

“Il sesso è un incidente: ciò che ne ricaviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un segno, un simbolo”
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo, 1952)
 
Bibliografia: Michael Bader “Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali” , Raffaello Cortina Editore, 2018.
 

Categorie correlate