Malattie croniche e nuovi modelli di assistenza

Autore: Loreta Ciancio

Malattie croniche e nuovi modelli di assistenza L’invecchiamento della popolazione si associa ad un aumento dell’incidenza delle malattie croniche inabilitanti e ciò impone la realizzazione di un modello di cura del malato che sia sempre più spostato verso il territorio.
 
Nell’ambito delle malattie croniche, nell’ultimo decennio si stanno delineando nuove figure emergenti: l’anziano fragile, il malato oncologico, i migranti, i soggetti con disagio sociale.
 
In questo contesto la realizzazione dell’assistenza non è ancora in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini; bisognerebbe allargare il campo di azione e di intervento, valutando oltre agli aspetti più strettamente medici, anche quelli assistenziali. In tale direzione il Professore di Medicina Interna, presso il Dipartimento Scienze mediche e chirurgiche dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, Francesco Perticone in un suo articolo mette in evidenza la recente proposta del Ministero della Salute di un «Piano Nazionale della Cronicità», atto a contribuire al miglioramento della tutela di malati cronici proponendo un nuovo approccio assistenziale che tenga conto del paziente nella sua unitarietà psico-fisica, riconoscendo un ruolo primario al medico in rete con gli specialisti di ciascuna patologia cronica, che rimangono fondamentali per procedure specifiche1.
 
Tra le patologie croniche emergenti, un’attenzione particolare va data a patologie quali il diabete mellito, la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari, in crescita anche nell’adulto non anziano, a causa delle cattive abitudini alimentare e della scarsa attività fisica che favoriscono l’obesità.
 
Soffermandoci sulle malattie cardiovascolari, vediamo che rappresentano la principale causa di morte in Italia il 44% dei decessi), specie la cardiopatia ischemica che è la prima causa di morte; l’ictus è al terzo posto, dopo i tumori. I pazienti che sopravvivono all’evento acuto cardio e/o cerebrovascolare inevitabilmente diventano malati cronici.
 

Cosa è possibile fare?
 
In tale contesto bisogna intervenire preventivamente sui fattori di rischio cardiovascolare modificabili, quali il fumo di sigaretta, l’eccesso ponderale, la sedentarietà, al fine di impedire l’insorgenza di patologie quali il diabete mellito tipo II, l’ipertensione arteriosa, che possono diventare preludio degli eventi acuti.
 
Ruolo fondamentale nel guidare l’individuo alla correzione di eventuali fattori di rischio, è il medico di medicina generale che avvierà esami di prima linea atti ad individuare segnali d’allarme per poter poi inviare il paziente a figure specialistiche.

Tuttavia risultano in netto aumento anche le malattie neoplastiche, specie tra la popolazione anziana che è portatrice di polipatologie, grazie anche alla maggiore efficacia delle terapie, aumentando la sopravvivenza con effetti variabili sulla qualità di vita.  
Anche nell’ambito di tali patologie, come la ricerca e le campagne di promozione sociale ci ricordano, risulta fondamentale effettuare la prevenzione primaria agendo sugli stessi fattori delle malattie cardiovascolari.
 
Le campagne di screening per i tumori più frequenti nell’uomo e nella donna, hanno lo scopo di aggredire il tumore nelle fasi più iniziali, ottenendo maggiori risultati sulla possibile guarigione. In questa direzione, appare fondamentale ricordare che oltre la metà di tutte le neoplasie registrate nel 2012 (56,8%) e dei decessi (64,9%) riguardano i Paesi meno sviluppati. Le proiezioni al 2025 stimano circa 20 milioni di malati, caratterizzando in tal modo che il divario è destinato a crescere entro il 2025 e pertanto, in maniera direttamente proporzionale la necessità di rafforzare la prevenzione.
 
Di seguito si riportano le Tabelle con la diffusione delle neoplasie per età e sesso:

 

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