La psicoanalisi del profondo

Autore: Maria Grazia Aggio

La psicoanalisi del profondo La diffusione della psicologia è stata, in generale, cospicua sin da subito, il suo divulgarsi è stato veloce, ma più per quella sorta di vicinanza al senso comune e all'empirismo.

Freud ebbe a dire che proverbi e motti di spirito erano il prodotto di una saggezza popolare che su tanta parte avevano ben poco da invidiare alla scienza psicologica nascente. Perciò vediamo che il riconoscimento fu sempre del genere sommerso, non certo solo per inadeguatezza di mezzi e degli interlocutori dell'epoca. I fondamenti teorici delineati con rigore, che pur nella complessità, sono trattati con la chiarezza da Freud, per via della personale potente preparazione transdisciplinare, ma proprio per questo hanno dato a tutti la sicurezza che già molto fosse stato fatto in campo psicologico. Per questo motivo ci si è prestati ai favori dell'intendersi semplificato e semplicistico, che poi fu fecondo al nascere di false credenze e malintesi metodologici. Possiamo denominarli malintesi scientifici che hanno non meno contribuito ad offuscare in primis il valore terapeutico originale, e in secondo luogo ogni possibile implicazione sociale della psicologia clinica.

Se riprendiamo un asserto sul tempo logico soggettivo di Jacques Lacan, fondamentale nella direzione della cura, vediamo il comporsi del tempo logico, che non può essere che il tempo del soggetto, nell'istante dello sguardo nei momenti della reciprocità ma ripresa dal versante del singolare e dell'oggettivo, nel tempo per comprendere con la formazione del giudizio a parte da un'ipotesi che coinvolge la riflessione soggettiva e che include l'asserzione su di sé come unica origine dalla quale situare quanto viene dopo. Nel nostro caso il materiale degli studi freudiani che non ha avuto, come a dire, diritto di replica, nel confronto e rivalutazione degli studi pregressi nelle persone di Freud e dei suoi collaboratori.

Infine, il momento per concludere, che rimane pur sempre, così dice Lacan, nella penombra soggettiva, nella misura in cui bisogna concludere per comprendere, e viceversa, comprendere per concludere. Preso a prestito, questo asserto di laboratorio applicato al divulgarsi degli studi freudiani ormai snaturati nei loro assunti, ci dice che essi non sono mai stati usati nei loro originali intendimenti.

Lo stesso Freud operò una divisione tra gli studi sulle dinamiche psichiche che pure furono di supporto alla direzione della cura, ma di certo arriva alla tecnica della psicoanalisi della parola dando credito alla paziente, più che ai suoi iniziali assunti sulla teoria dell'accadere psichico. La paziente pur dimostra di accogliere di certo le interpretazioni del medico, ma il conoscere la dinamica mentale dei propri processi non vale quanto, soprattutto, parlare ed esporre la sua interpretazione. Freud scopre così di essere davanti a due tipi di saperi sul sintomo, i quali trattano la verità soggettiva ma da versanti diametralmente diversi e paralleli.

Quindi sin dai primi studi di Freud, nei carteggi con Fliess, nel Progetto per una Psicologia, insiste sul tentativo di connotare la psicologia come nuova scienza, con fini metodologici suoi propri pur nei termini desunti scientificamente, ma senza capire, se così possiamo esprimerci, che il senso moderno dell'agire scientifico è ancora tutto da inventare, inoltre che il materiale di studio arriva da quella parte del sapere che è dato dal soggetto. Quel soggetto, diciamo così, soggetto al sapere del senso comune, che, come dice Freud, divide gli onori con la magia ed il folklore. Il proseguo dello sviluppo dello scientismo con il paradigma positivistico prenderà altre vie applicative nelle scoperte umanistiche, che non terranno in conto i dati sensibili della scienza psicologica circa la concezione di Freud.

Tutto ciò attraversa un prolungato denaturarsi di quella che fu denominata regola fondamentale della psicoanalisi, così come era intesa alle origini da Freud, per la quale la verità del disagio soggettivo trova espressività prima nella parola e i suoi significanti. Alla base della psicoanalisi freudiana vi è che si tratta di una pratica di parola, in quanto che l’uomo nasce, si sviluppa e progredisce psicologicamente attraverso le strutture del campo del linguaggio con il supporto ed il mezzo della parola. L'uomo è un essere di linguaggio, che Lacan definirà addirittura parlessere.

È merito della psicoanalisi, primariamente con Sigmund Freud, scoprire che alla base del determinarsi del pensiero come derivato dell'inconscio stanno i meccanismi linguistici di condensazione e spostamento, ma vi è anche un terzo elemento, riconosciuto da J. Lacan che sta nel riguardo per i mezzi della messa in scena. Nelle parole si organizzano le lettere del fonema che sono esposte poi nelle figure retoriche e di organizzazione discorsiva della metafora che condensa e della metonimia che sposta.

In definitiva, Freud non lo dice mai esplicitamente, ma scopre le funzioni del significante, o come li denomina Lacan i maneggiamenti che letteralmente scavano, evocano e generano, o trovano il significante nel significato, e sono le leggi e le funzioni creatrici del significante nel significato.

È importante dire che nella struttura del metodo ideativo, l'attività di pensiero sta più sul versante della creatività e quindi dell'invenzione, così che il linguaggio risulta una vera e propria scoperta che non è mista all'invenzione del mezzo linguistico, nella parte che si produce nei termini della possibilità espressiva degli apparati in entrata con la appercezione e poi di traduzione cognitiva applicata al mezzo di proiezione linguistica che produce la parola. Ma sappiamo che la parola del mezzo linguistico produce l'invenzione di senso legato alle emozioni.

Di fatto per esprimere gli effetti degli affetti e dei legami in genere, ci si avvale di produzioni linguistiche che sono espressione di composizioni del linguaggio, dunque è invenzione mediata dall'ausilio della lettera e l'apporto del fonema, che è il suono dentro la lettera. Ecco perché in un secondo tempo, con Jacques Lacan, si possono individuare gli strumenti per leggere i meccanismi psichici dei fenomeni mentali umani individuati da Freud. Si deve sempre ricordare che Freud fonda la scienza della psicologia senza l'orientamento e l'ausilio di concezione linguistica.

Mentre le cognizioni di linguistica verranno messe in evidenza e riportate da De Sussure solo più tardi, si inizia così a scoprire la posizione delle istanze psichiche ed il funzionamento dinamico dei distinti meccanismi. Ma tutto a partire dall'introduzione freudiana della distinzione tra Io e inconscio. Il dopo Freud vede lo svilupparsi della psicologia in due correnti che deviano dalla posizione psicoanalitica, e opposte tra loro, rispetto ad intendimenti e metodologie: la Ego-psycology dove l'Io è un'istanza forte e autonoma e padrone del desiderio proveniente dall'inconscio, e la corrente invece che incoraggia il soggetto alla liberazione del desiderio nell'inconscio.


IL SINTOMO:
Sigmund Freud descrive il sintomo come il risultato del conflitto tra un desiderio, inaccettabile alla coscienza, e le difese da questo. La psicoanalisi lacaniana rilegge e riprende gli assunti freudiani, fornendo una riconsiderazione sostanziale passo per passo, di quanto Freud ha potuto rilevare, per arrivare a considerare che: il sintomo non è un deficit rispetto ad un funzionamento normale, ma esprime il funzionamento paradossale che è cosi definito evento di corpo ma riportato nel pensiero.

Ecco perché è assegnata importanza massima alle pulsioni, e se ne individuano i loro destini nei determinanti psichici che tradotti nelle strutture del linguaggio assumono la forma già linguistica del significante.
Se il funzionamento sintomatico è una formazione normale che risulta da una risposta strutturale prematura, esso non può che essere paradossale, ossia ciò che proviene dal vissuto arcaico del soggetto rimane inscritto in strutture pre-logiche, le quali non possono trovare espressione verbale e una forma di logica lineare diretta, laddove essa non è ancora sviluppata.

Allora la forma pre-logica paradossale del processo di pensiero nelle sue radici inconsce, non trovando strutture di espressione di senso logico, si esprime con quanto può ed è attivo nella struttura arcaica, la sofferenza appunto, a volte insopportabile o debilitante, che solo nel preconscio e nell'inconscio ha vantaggi e benefici.

Esempi:  un rituale ossessivo compulsivo tiene a bada l’ansia,   una anoressia grave evita il rapporto enigmatico con l’altro sesso,  una depressione importante porta al ritiro dalla vita e l’angoscia di affacciarsi su qualcosa di indicibile,  il ritiro dello psicotico difende dall’angoscia insostenibile dell’incontro con l’Altro interno (familiare, sociale).


LA DIAGNOSI:
La psicoanalisi include le componenti biologiche dei sintomi lamentati da un soggetto ma le connota quale espressività di marchio significante biologico del rappresentante psichico. Lo psichiatra è abilitato ed anche abituato ad effettuare la diagnosi psichiatrica sulla base della nosologia di standard generici e generali, mentre lo psicologo è abilitato ad effettuare la diagnosi psicologica ma sulla base di specifiche psicologiche che sono particolari a ciascun, nella clinica del uno per uno.

Al riguardo è significativa la frase che riguarda la direzione della cura in ambito psicoanalitico, la quale si propone al soggetto richiedente “senza standard ma non senza principi”. Poiché una persona può avere una fenomenologia sintomatica uguale a quella di migliaia di altre persone, ma i modi del vissuto sono unici, irripetibili e propri per ciascuno.

La diagnosi psicodinamica mira a far emergere proprio questo: fornisce preziose indicazioni sulle particolarità espressive del sintomo di ciascun soggetto. La psicoanalisi lacaniana per effettuare la diagnosi differenziale distingue i tre livelli:  il sintomo (particolarità del soggetto);  il fenomeno (modalità attraverso cui si esprime il sintomo);  la struttura (nevrosi, psicosi o perversione).

Sulla base dei quali in via descrittiva si ha che:  Sintomo: un disturbo d’ansia generalizzata;  Fenomeno: ansia eccessiva, difficoltà a controllarla, affaticabilità, irritabilità, disturbi dell’addormentamento;  Struttura: può essere nevrotica, psicotica o perversa.
Secondo quanto abbiamo esposto ora, la fenomenica sintomatica si esprime con modalità classiche e simili per tutti, ma il significante ansia, per esempio, assume un significato completamente diverso da persona a persona, e quel significato può essere pregnante e determinante nella direzione della cura, quanto non potrebbe essere per altre persone, o in momenti diversi per quella stessa data persona.

È importante valutare e reperire la struttura di personalità: nevrotica, psicotica o perversa.
Essa si evince sulla base di specifici elementi, ma la presa in carico e la direzione della cura non verte solo sulle differenze della struttura soggettiva, quanto sui modi del declinarsi soggettivo nel sintomo.
La psicoanalisi è la clinica dell’uno per uno, ecco perché si è detto che con essa si opera senza standard, ma certamente non senza principi.


LA PRATICA CLINICA (DIREZIONE DELLA CURA):
La psicoanalisi è una pratica di parola. La cura analitica lavora ed è orientata sulla parola del soggetto che tende così a esprimere, come a dire una parola d'ordine sulla quale risponde e si dispiega tutto l'essere del soggetto.
La cura se ben condotta produce l'effetto sul sintomo, non tanto solo di pacificazione che può pure esserci, ma fa seguito una trasformazione creativa della sintomatica che risulta essere più consona al desiderio inconscio del soggetto.
La trasformazione lascia spazio perché si produca il posto del desiderio e con esso si sviluppi e si lasci libera una pulsione ancorata e fissata a momenti vissuti in modo non consono allo sviluppo più pieno dell'essere. Il sintomo quindi, è un elemento che manifesta e parla del soggetto e della sua storia arcaica e inconscia nei termini del desiderio, sua espressione sono sofferenza e piacere, e vanno ascoltati perché si avvii un percorso di cura nei termini di trasformazione dalla sofferenza verso altri modi dell'agire psichico.
Quello che conta è reperire i significanti che hanno segnato e orientato la vita soggettiva attraverso le combinazioni significanti consone al soggetto e alla sua storia arcaica, nell'inconscio. Ciò che conta in terapia sono le parole del soggetto, la cura sarà diretta sulla base di queste parole, e nulla possono valere le spiegazioni tecniche sul determinismo della psicologia evolutiva.
Non si tratta di comprensione razionale, ma di cogliere l'espressività del desiderio e il modo per farla evolvere. Esempio: all’interno della stessa famiglia, i fratelli (o le sorelle) possono essere così diversi tra loro, a parità di genitori e di ambiente.
Pensiamo che il desiderio dei genitori per ogni figlio è diverso e diverse sono le aspettative rivolte a ciascuno, ma soprattutto cambia l’interpretazione soggettiva che ogni componente della famiglia dà a tutto ciò che vive. Per questo, in seduta sono importanti i fatti reali che una persona ha vissuto, ma conta di più l’interpretazione che il soggetto ha dato rispetto a questi fatti, e ciò che ha vissuto. Sappiamo inoltre che l'interpretazione del soggetto non viene data in un modo univoco, una volta per tutte, e che molti elementi vanno reperiti a più riprese, nel corso dei colloqui.
L'elaborazione teorica della clinica di questo tipo, implica che alla base non c’è determinismo psichico (un rapporto di causa effetto tra fatti vissuti e conseguenze riportate) ovvero, di fronte ad un avvenimento reale e oggettivo che un soggetto vive, non c’è una reazione a una elaborazione predeterminata (un esempio banale ma indicativo: un bambino che nasce e cresce in una famiglia di 6 tossicodipendenti, non è detto che svilupperà gli stessi comportamenti, oppure, un bambino che cresce in una famiglia benestante e di sani principi, può presentare forti problemi a carico della condotta e del carattere. Il compito dello psicoanalista è favorire lo snodarsi dei significanti fondamentali alla storicizzazione inconscia, con una serie di principi e tecniche studiati attraverso la propria analisi e quindi sperimentati di persona. Ecco perché l’ascolto della parola che emerge in analisi, ha effetti terapeutici significativi.
Ci si può chiedere qual sia la differenza con l’ascolto della parola effettuato da un amico, da un confessore, da uno psicoterapeuta non analitico? Lo psicoanalista e lo psicoterapeuta analiticamente orientato operano una distinzione tra la parola che viene dall’Io (l’istanza di cui abbiamo una presunta padronanza) e la parola che viene dall’inconscio la quale si presenta attraverso le sue formazioni (sintomi, lapsus, atti mancati, motti di spirito, sogni).
C’è effetto terapeutico quando il soggetto sarà in grado di effettuare una rilettura della propria storia inconscia e, durante il percorso terapeutico, riorganizza in modo nuovo e originale quel discorso, fatto dell’insieme dei significanti che lo ha segnato nel passato.

Questa modalità nuova di affrontare la vita emerge da un modo nuovo di utilizzare il sintomo, che di fatto aggancia il desiderio inconscio alla domanda soggettiva.
L’effetto terapeutico si misura in una cornice individualizzata, ma dove non ci si può aspettare la scomparsa del sintomo verbalizzato, quanto una rivisitazione significante del significante stesso. È certamente più semplice pensare di stare meglio con un intervento che sopprima prontamente il sintomo che fa soffrire. Ma questa è una lettura logica del problema, abbiamo visto che l'intervento nella cura si dimostra ben diverso, e verte sui messaggi che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano continuamente.

Il percorso personale, nella formazione dello psicoanalista, permette di apprendere le capacità di ascoltare e talvolta di decifrare i messaggi del preconscio, ed entrare nel circuito del profondo. La cultura odierna è caratterizzata da: tutto e subito, che sembra essere nella logica del desiderio primitivo.
Ma questo non è un modo che favorisce le possibilità dell'ascolto, la individuazione, e la soddisfazione nel giusto modo dei nostri veri desideri. Ecco che non ci si spiega facilmente la logica del consumo che introduce al benessere immediato, di fatto il circuito soggettivo non può essere interpretato e mediato dalle altrui aspettative, che così facendo non soddisfano le aspettative soggettive e non producono il benessere vero di ognuno.


TEMPI ED EFFETTI DELLA PSICOANALISI:
La psicoanalisi è la clinica dell’uno per uno, la terapia viene orientata, verificata, equilibrata caso per caso. Il tempo richiesto è quello necessario per ogni persona.
La terapia ad orientamento psicoanalitico NON DURA UN NUMERO INDEFINITO DI ANNI.
Il primo passo del terapeuta è quello di fare l’analisi della domanda, ovvero, capire cosa vuole il soggetto che si reca in analisi.
Si conduce la terapia secondo riferimenti teorici precisi, per far emergere il desiderio del soggetto. La psicoanalisi è una pratica di parola che allevia da un sintomo, tratta stili di vita votati all’eccesso:  ansie, attacchi di panico  depressioni  anoressie bulimie  dipendenze Ciò che distingue la psicoanalisi dagli altri orientamenti psicoterapeutici, è che permette A CHI LO DESIDERA, di accedere al sapere inedito sull’inconscio, il luogo più intimo ed enigmatico di ognuno.
Alcune terapie sono più brevi, altre durano più a lungo a seconda degli obiettivi personali che si vuole raggiungere: l’analista lavora indicando le manifestazioni del desiderio inconscio del soggetto e il soggetto è libero di scegliere. Non c’è obbligo di verbalizzare qualcosa se non se ne ha voglia, e non si analizza ogni aspetto recondito della propria vita. Ogni soggetto potrà portare ed elaborare la propria storia nel rispetto dei suoi tempi e del suo desiderio.
La psicoanalisi si discosta dalla tendenza dominante della società moderna, ovvero la misurazione e la ricerca standardizzata, dei dati oggettivi (percentuali, statistiche…). Misurare in termini statistici la sofferenza psichica significa porla nella posizione di un vuoto di sapere colmabile dalle informazioni che provengono dall'Altro terapeutico: lo psicologo, il terapeuta o chiunque si prenda carico della persona che fa domanda di aiuto.

Questa propensione si pone come scientifica, ma nel campo della psiche umana non è esaustiva, anzi, si presenta come un approccio ingenuo rispetto alla complessità della materia. È sufficiente fermarsi un attimo a riflettere e risulterà che non può esserci un approccio epistemologico in grado, in termini assoluti, di valutare un essere umano, e di realizzare un oggettivo esame diagnostico, di normare il rapporto terapeutico e di stimare in termini statistici l'efficacia dell'intervento. Un serio orientamento teorico clinico può cimentarsi su: una costante ricerca clinica, una accurata ricerca epistemologica, dei solidi riferimenti teorici, una scrupolosa pratica clinica.


DIFFERENZA TRA PSICOANALISTA E PSICOTERAPEUTA AD ORIENTAMENTO PSICOANALITICO:
Il titolo di psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico è riconosciuto legalmente e viene assegnato a persona che, psicologo o medico, abbia portato a termine una scuola di specializzazione riconosciuta dallo Stato per esercitare la psicoterapia. L’orientamento (teorico e clinico) seguito dalla scuola è di tipo psicoanalitico (freudiano, lacaniano o altri). Il titolo di psicoanalista è una qualifica supplementare attribuita ad uno psicoterapeuta: questo titolo non è riconosciuto dalla legge ma viene conferito da comunità scientifiche (un insieme di studiosi) sulla base di un training formativo incentrato sul sapere ma soprattutto sull’analisi personale.


COME SCEGLIERE IL TIPO DI PSICOTERAPIA DA INTRAPRENDERE?
Leggere ed informarsi personalmente è molto utile. L'indirizzarsi verso una psicoterapia piuttosto che un’altra, dipende da fattori che riguardano caratteristiche di personalità, cultura, credenze, soprattutto schemi cognitivi, che non sono valutabili, ogni orientamento terapeutico ha i suoi fondamenti teorici, le sue tecniche cliniche.
Tuttavia, il passo da fare dopo aver ricevuto un consulto che consiglia una psicoterapia, è quello di richiedere una consulenza DI PERSONA: in quel contesto lo psicologo dovrebbe avere informazioni sufficienti sulla persona e indirizzarla alla terapia con orientamento più confacente alla personalità.

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