La prossemica

Autore: Emanuele Fiorini

La prossemica Il nostro corpo comunica anche nel modo in cui si pone verso l’interlocutore.

Il primo elemento che prenderemo in considerazione nel primo articolo sui canali comunicativi è la vicinanza spaziale tra due interlocutori, ossia la prossemica, introdotta da E. T. Hall nel 1963.

L’idea di base dei suoi studi è che l’uomo, in quanto animale territoriale, definisce intorno a sé un proprio “spazio personale”, una sorta di bolla invisibile con la quale si protegge dal mondo esterno. Infatti ognuno di noi è circondato, a livello di percezione personale e non fisicamente parlando, da uno spazio che misura, in un certo qual modo, il livello di intimità. In modo specifico, se una persona si avvicina troppo a noi, entrando in tale spazio, essa viene percepita come invadente ed entriamo in quel tipico stato di allerta che precede la fuga o la reazione aggressiva che caratterizza la nostra natura animale. A seconda del rapporto che ci lega agli altri, queste “zone invisibili” aumentano o diminuiscono di volume (Borg, 2009, 143).

Dobbiamo però fare una distinzione tra le varie culture, infatti se pensiamo alla cultura mediterranea, essa fa un uso dello spazio di intimità che è di gran lunga differente rispetto a quello che ne fanno i giapponesi. Altri fattori che intervengono in tal senso sono quello ambientale e quello sociale (Guglielmi, 2007, 13- 14).

Dalla distanza che osserviamo fra due persone, possiamo quindi dedurre il tipo di relazione che le lega. Hall distingue diversi livelli di distanza interpersonale, le cui misure sono state estratte da un’osservazione della cultura americana (Borg, 2009, 144):
 
  • Distanza intima (da 0 a 45cm circa): è quella che si stabilisce tra individui con un rapporto affettivo particolarmente profondo. Essa è tipicamente adottata nei rapporti familiari e coniugali.
  • Distanza personale (da 45 a 120cm circa): è quella che di solito divide due persone che si definiscono amiche.
  • Distanza sociale (da 120 a 360 cm circa): è quella tipica dei rapporti formali o impersonali, che caratterizzano, ad esempio, i colloqui di lavoro o le feste in generale.
  • Distanza pubblica (da 360cm in poi): è quella descritta nelle situazioni pubbliche come lezioni e conferenze.
Ognuno di questi tipi di distanze è caratterizzato dall’attivazione specifica di determinati sensi umani. La distanza intima prevede l’attivazione tattile e olfattiva; la distanza personale è collegata all’attivazione dell’apparato tattile, uditivo e visivo, non più olfattivo; la distanza sociale, come anche quella pubblica, vede l’utilizzo degli apparati uditivo e visivo, a scapito di quello tattile. Altro elemento di studio del corpo nell’ambito della comunicazione non verbale è la postura del corpo.

Essa è il risultato dell’ambiente in cui si è cresciuti e di esperienze fatte nella vita, composta quindi da emozioni, vissuti e disagi. Adottiamo ad esempio, posture difensive quando dissentiamo da ciò che viene detto, nelle situazioni di tensione o quando un pensiero negativo crea in noi un’emozione corrispondente. In questo caso le braccia sono della parte del corpo che rivestono una grande rilevanza dal punto di vista del linguaggio corporeo e delle posture difensive, infatti possono formare una “barriera” che ostacola lo scambio comunicativo fra noi e gli altri.

Esistono diverse tipologie di posture, di cui le principali sono eretta, seduta e distesa (Pacifico, 2008, 126).

La prima categoria si divide a sua volta in; atteggiamenti in piedi aperto, indicante disponibilità non aggressiva; in piedi chiuso è opposto alla precedente; in piedi supponente palesa una personalità insicura che ha bisogno di inclinarsi indietro e guardare gli altri dall’alto al basso; in piedi di nullità è tipico di una persona che si sente inferiore e quindi è ricurvo su di sé (Nanetti, 2003,90).

Prima di concludere il paragrafo vorrei sottolineare nella postura un elemento fondamentale, la posizione dei piedi, che la maggior parte delle persone trascurano, essa permette realmente di comprendere l’interesse o la “voglia di fuga” dell’altra persona (Borg, 2009, Pag. 135; Thiel, 1991, Pag. 35).

Il terzo elemento fondamentale di cui trattiamo del corpo, è il contatto corporeo, strettamente connesso alla prossemica, detto anche da Anolli (2002) “sistema aptico”, che concerne i comportamenti di contatto fisico con le persone. Ci sono varie forme di contatto corporeo che assume molteplici forme e riguardare due esperienze diverse: sono il toccare e l’essere toccati; la prima è esplorativa la seconda ricettiva.

Ergo nelle interazioni esistono due tipi di contatto quello reciproco e quello individuale: il contatto reciproco è spesso segnale di un legame affettivo, come un bacio o una stretta di mano, quello individuale invece è quel contatto creato da una sola persona è può essere di auto-conforto, come accavallare le gambe, sfiorarsi una mano o incrociare le braccia per regolarsi o essere anche unidirezionale, ad esempio poggiare un braccio sull’altro (Bonaiuto, Maricchiolo, 2003, 48-49; Formella, 2009, Pag. 105)..
 

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