Poesia e psiche

Autore: Giuseppe Maiolo

Poesia e psiche «Psicologia e poesia» di Carl G. Jung è un testo prezioso per comprendere che psicologia e poesia utilizzano il medesimo linguaggio profondo e creativo. Entrambe usano la parola per dire ciò che a volte è impossibile comunicare o per portare in superficie emozioni e vibrazioni, sogni e ricordi. Ovvero altre parole con le quali è possibile trasformare la realtà interna o la percezione che ne abbiamo. Così accade che quando ci permettiamo di andare in quei sotterranei dell'anima che contengo non solo mostri ma anche giacimenti di energia, la parola poetica e quella psicologica si sovrappongono e vivono insieme.
 
L'una che l'altra curano e guariscono perché non solo nascono e si sviluppano al di là della coscienza, ma vanno ad alimentare una corrente di energia trasformativa. E la poesia come la parola della psiche non si serve unicamente del linguaggio verbale. Esiste, come sappiamo, anche una parola silenziosa, un segno non verbale che alimenta le nostre narrazioni umane. In analisi, ad esempio, il silenzio è una componente preziosa che serve per avvicinarsi agli spazi oscuri del profondo e ascoltare le sue vibrazioni. Per questo Giuseppe Ungaretti, il grande poeta ermetico, dava un grande valore poetico alla pagina bianca che non è assenza di parole, ma lirica elevata.
 
Così la parola espressa o lasciata in bianco, urlata quando la ferita è sanguinante, oppure muta e apparentemente assente quando il dolore è stato rimosso, quella parola che riemerge per forte determinazione interna attraverso un processo complesso è nascosto, ritorna alla coscienza arricchita, cambiata e trasformata profondamente. Diventa appunto poesia.
 
Ciò accade sia in analisi che al poeta in quanto la ποίησις poiesis, in greco è creazione e quindi attiene al processo creativo. Jung infatti, in un passo del suo lavoro, dice che «la causalità personale ha con l'opera d'arte la medesima relazione che ha il terreno con la pianta che gli cresce sopra».
 
Il che significa che il poeta quanto l'individuo che si avvicina a se stesso per conoscere ed esprimere il proprio universo, non lo fa a caso. Entrambi utilizzano i simboli, quelli universali, per raccontare la storia personale e quella collettiva, il reale e il fantastico. Perché questo avvenga però è necessario che nella poesia e nella psiche profonda si compia un atto creativo da cui può svilupparsi ogni evento trasformativo e ogni nuova modalità di comunicazione.
 
E poi c'è un'altra dimensione che accomuna il verbo poetico e il verbo della psiche ed è «l'intuizione». Che è capacità di cogliere quello che non si vede non si sente, ma al contrario è un entrare dentro con lo sguardo della propria anima e, soprattutto, conoscere senza logos. È un sentire senza le verifiche che la ragione pretende, un percepire l'essenza delle cose e raggiungere gli elementi della realtà senza la mediazione del pensiero. Al di là dell'intelletto e oltre il ragionamento.
 
Per queste ragioni psicologia e poesia si appartengono, sono legate l'una all'altra ed entrambe utilizzano le parole per accedere all'ignoto le quali, come dice il poeta René Char, «sanno di noi ciò che noi ignoriamo di loro».
 


Categorie correlate