La famiglia in un'ottica sistemica

Autore: Giordano Gentili (Redazione PsyEventi)

La famiglia in un'ottica sistemica Come si può definire una famiglia?
La famiglia può essere definita come “una specifica e unica organizzazione che lega e tiene insieme le differenze originarie e fondamentali dell’umano, quella tra i generi (maschile e femminile), tra le generazioni (genitori e figli) e tra le stirpi (ovvero l’albero genealogico materno e paterno) e che ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività” (Scabini & Iafrate, 2003, p. 45).
 
Che cos'è la famiglia in psicologia?
Il costrutto di famiglia ha subito l’influsso di diversi autori che hanno cercato di studiarlo e di conseguenza esistono molteplici definizioni di cosa sia effettivamente la famiglia. In particolare, uno dei pionieri fu Lewin (1951 cit. in Scabini, 1995, pp. 76-77) che definì la famiglia come un gruppo, ovvero un qualcosa differente dalla somma delle singole parti che lo compongono, un qualcosa che ha caratteristiche supplementari, ossia un’interdipendenza tra i vari membri, ha una struttura propria e fini peculiari. Il gruppo si può quindi definire come una totalità dinamica in cui un cambiamento di stato di una sua parte qualsiasi influenza lo stato di tutte le altre. Con questa definizione di gruppo si nota il tema centrale ed originale dell’interdipendenza rispetto l’impostazione behavioristica fino ad allora imperante.
Negli anni successivi l’idea di famiglia come un gruppo è stata ampliata fino ad essere definita come un sistema. Il biologo Von Bertalanffy (1969 cit. in Gambini, 2007, pp. 28- 29) affermò come ogni organismo è un sistema costituito da più parti che interagiscono tra di loro e tendono ad un equilibrio. Tra le parti di un sistema esiste un rapporto circolare nel quale la modifica di una parte comporta un ulteriore modifica delle altre parti andando così a trasformare il sistema nel suo complesso. Perciò quando ci troviamo davanti ad un problema familiare è necessario comprendere le interazioni che si stabiliscono tra le parti che lo compongono, superando il punto di vista di causa-effetto di tipo lineare ma integrando un nuovo punto di vista, ovvero quello della causalità di tipo circolare in cui le diverse variabili che entrano in gioco si condizionano a vicenda e causa ed effetto si intrecciano, influenzandosi reciprocamente. Inoltre la famiglia venne definita come un sistema aperto introducendo i concetti di:
- Equifinalità; che sta ad indicare come le condizioni inziali non determinano in modo deterministico lo stato finale e che, di conseguenza, punti di partenza diversi, in due famiglie differenti tra loro, possono comunque portare alla stessa situazione familiare.
- Omeostasi; è la capacità della famiglia di mantenere la sua coesione, la sua stabilità e la sua sicurezza all’interno del proprio contesto socioculturale utilizzando il meccanismo della retroazione negativa che permette di mantenere l’equilibrio nel sistema.
- Morfogenesi; è l’abilità del sistema di evolvere in un’organizzazione più complessa promuovendo un maggior adattamento, in questo caso si verifica una retroazione positiva in cui le informazioni in entrata ampliano le informazioni in uscita andando così a creare un livello di struttura superiore.
- Regole familiari; sono regole implicite o esplicite che garantiscono stabilità e identità al sistema familiare, definendo le aspettative circa i ruoli e l’ammissibilità dei comportamenti.
- Infine, la comunicazione familiare costituita dai messaggi, impliciti o espliciti, che ogni comportamento che si verifica nella famiglia porta con sé (Gambini, 2007, pp. 58-59; Scabini, 1995, pp.78-79).
Un ultimo punto di vista che permette di comprendere e distinguere le famiglie da altri gruppi o da altri sistemi, è quello che vede la famiglia come un’organizzazione, questa espressione racchiude tutti gli elementi fin qui descritti e in particolar modo permette di evidenziare l’aspetto di articolazione dell’unità familiare, per Scabini (1995, p.79): “l’organizzazione vuol dire trasformare le diversità in unità, senza per questo annullarle, garantire la continuità e l’identità, senza vanificare il cambiamento e la molteplicità, porre dei vincoli, stabilire una direzione, una tendenza alla varietà”. Inoltre la famiglia organizza le relazioni di parentela, ovvero legami costituiti dall’essere generati e dal generare (Ivi, p. 80).
 
Quali sono i livelli di scambio all’interno della famiglia?
Il primo livello di scambio nella famiglia è quello interattivo. L’interazione secondo Trognon: “è l’influenza reciproca che i partner esercitano sulle loro azioni rispettive allorché si trovano in presenza fisica e immediata gli uni degli altri. In questa prospettiva l’azione esercitata dagli attori è di fatto un’azione congiunta” (1991, cit. in Scabini, 1995, p. 82). La caratteristica dell’interazione è ciò che accade nel “qui ed ora” in un momento di presenza congiunta dei soggetti che le danno vita ma che non è in grado di esprimere il legame che esiste tra i membri familiari poiché esso è più di un insieme di interazioni già avvenute (Scabini, 1995, pp. 81-83).
Il secondo livello è quello della relazione che aggiunge, rispetto a quello interattivo, la dimensione temporale nella relazione, ovvero tutto quello che la famiglia ha vissuto e appreso nel tempo in maniera più o meno consapevole come per esempio i miti familiari. Il livello relazionale lega i membri della famiglia anche se nel “qui ed ora” non sono presenti, questo legame collega come minimo tre generazioni in maniera diretta (nonni, figli, nipoti) ma che in realtà i estende molto oltre nel passato. Perciò è interessante comprendere come i legami attuali siano il risultato di storie familiari che si sono intrecciate nel tempo fino a formare le relazioni del presente. Proprio per questo quando i membri di una famiglia interagiscono tra loro non portano solamente emozioni e pensieri relativi al momento presente che stanno vivendo ma, inevitabilmente, si fanno carico di un bagaglio di sentimenti creatosi nel tempo (Gambini, 2007, pp. 51-54).
Per ultimo, troviamo il livello simbolico, ossia “la struttura invariante che attraversa le diverse forme storiche di famiglia ed è specie-specifica, cioè tipica della specie umana, la specie dell’homo sapiens. Essa si manifesta tramite il linguaggio e le forme di cultura” (Scabini & Iafrate, 2003, p. 55.). Cosi ogni famiglia è tenuta insieme, e specificata, da precise qualità simboliche, ovvero la qualità etica e affettiva. Queste due qualità si trovano all’interno di tutte le relazioni del nucleo familiare, sia in quello della coppia, dei genitori e dei figli (Boszormenyi-Nagy & Spark, 1973 cit. in Gambini, 2007, pp. 54-56).

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Riferimenti bibliografici
- Scabini, E., & Iafrate, R. (2003). Psicologia dei legami familiari. Il Mulino.
- Scabini, E. (1995). Psicologia sociale della famiglia: Sviluppo dei legami e trasformazioni sociali (Rist). Programma di psicologia, psichiatria, psicoterapia. Bollati Boringhieri.
- Gambini, P. (2007). Psicologia della famiglia. FrancoAngeli.
 

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