Infanzia abusata: conseguenze psicologiche e comportamentali

Autore: Fiamma Moroni

Infanzia abusata: conseguenze psicologiche e comportamentali Per abuso all’infanzia e maltrattamento si intendono «tutte le forma di cattiva salute fisica e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o negligenza o sfruttamento commerciale o altro che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo sviluppo o per la sua dignità nell’ambito di una relazione caratterizzata da responsabilità, fiducia o potere»[1].
La violenza e l’abuso assumono prevalentemente le caratteristiche di fenomeni intrafamiliari e restano spesso segreti e non visibili.

Abitualmente vengono utilizzate quattro forme generali di abuso:
- trascuratezza (scarse cure e scarsa supervisione);
- maltrattamento fisico;
- maltrattamento psicologico;
- abuso sessuale.
Va tuttavia specificato che la suddivisione in tipologie, se ben risponde ad esigenze descrittive, non rappresenta la complessità dell’abuso sull’infanzia che non si presenta quasi mai in forme separate o scindibili. Si evidenzia, infatti, la compresenza di diversi tipi di maltrattamento sullo stesso bambino: l'abuso sessuale di per sé implica violenza psicologica e spesso molti bambini sono nello stesso tempo trascurati e maltrattati fisicamente.

Per trascuratezza si intende «il fallimento nel provvedere alle necessità fisiche, emotive, educativo/cognitive o mediche di un bambino: è caratterizzata, quindi, da grave e/o persistente omissione di cure nei confronti del bambino»[2].
È possibile distinguere tre sottotipi di trascuratezza:
 - Trascuratezza Fisica: riguarda l’accudimento materiale e comprende comportamenti come lasciare solo il bambino, la disattenzione verso i pericoli domestici, la mancata risposta alle necessità primarie quali alimentazione, vestiario e cure igieniche inadeguate. Inoltre comprende il rifiuto o il ritardo nel ricorso a cure mediche appropriate quando necessarie.
- Trascuratezza Emotiva: corrisponde alla mancanza di supporto emotivo, sicurezza o cura psicologica quando sono necessarie. È inclusa l’esposizione del bambino, volontaria o involontaria, a conflitti e violenza familiare e a comportamenti non appropriati alla sua età (atti sessuali) o devianti (uso o vendita di droghe).
- Trascuratezza Educativa (o Cognitiva): implica l’inadempienza alle necessità educative, cognitive e sociali essenziali. Riguarda sia l’elusione dell’obbligo scolastico, sia il rifiuto dei genitori a coinvolgersi nelle iniziative e programmi proposti dagli insegnanti limitando anche le opportunità di socializzazione.

Maltrattamento fisico: può essere definito come il ricorso sistematico intenzionale e non accidentale alla violenza fisica. Nelle forme di abuso fisico sono incluse: lesioni, Shaken Baby Syndrome (Sindrome da scuotimento), soffocamento e morte in culla, avvelenamento, Sindrome di Munchausen per Procura.[3]
Le conseguenze del maltrattamento fisico sono: traumatismi senza lesioni, lesioni cutanee, oculari, viscerali, fratture, bruciature, traumatismi plurimi e ripetuti fino alla morte.

Maltrattamento psicologico: è presente in tutte le altre forme di abuso e concerne la reiterazione di modelli di comportamento che lasciano intendere al bambino che è senza valore, non amato e non desiderato. È spesso sottovalutata ed è più frequente di quanto ci si aspetti, portando a conseguenze particolarmente insidiose per lo sviluppo del bambino in termini di percezione di sé, autostima, senso di autoefficacia e competenza sociale. Esso si esprime attraverso continui rimproveri, critiche, umiliazioni, svalutazioni, sarcasmo, disprezzo, isolamento forzato e minacce verbali.   

Abuso Sessuale: è definibile come il coinvolgimento di bambini, quindi dipendenti e immaturi, in attività sessuali, con assenza di una completa consapevolezza e possibilità di scelta, in violazione dei tabù sociali legati ai ruoli familiari. Le manifestazioni dell’abuso sessuale comprendono oltre i rapporti sessuali, gli atti di libidine occasionali (carezze, esibizionismo, ecc.) e reiterati, violenza sessuale assistita, avvio alla prostituzione, utilizzo del bambino per la produzione di materiale pornografico.

Conseguenze psicologiche ed esiti sul bambino
Tutte le forme di abuso e trascuratezza sui bambini possono comportare conseguenze negative a livello fisico e/o psicologico tanto a breve quanto a lungo termine. Certamente alcune combinazioni di abusi sono più negative di altre e l’aggravarsi delle condizioni psicologiche del bambino molto dipende dalla progressione con cui forme diverse si succedono nel tempo o si sommano.
«Il danno cagionato è tanto maggiore quanto più:
1. il maltrattamento resta sommerso e non viene individuato;
2. il maltrattamento è ripetuto nel tempo ed effettuato con violenza e coercizione;
3. la risposta di protezione alla vittima nel suo contesto familiare o sociale ritarda;
4. il vissuto traumatico resta non espresso o non elaborato;
5. la dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima e il soggetto maltrattante è
forte;
6. il legame tra la vittima e il soggetto maltrattante è di tipo familiare».[4]
 
A livello psicologico e comportamentale gli esiti negativi possono essere molto gravi: deficit cognitivi e ritardo dello sviluppo intellettivo e linguistico, depressione, ansia, disturbi della condotta, problemi relazionali, problemi scolastici, disturbi alimentari, disturbi dissociativi e da stress post ­traumatico (PTSD).  I sintomi possono evolversi in età adolescenziale e adulta in condotte autolesive e suicidarie, condotte sessuali a rischio, uso di alcool e droghe, comportamenti delinquenziali, gravidanze precoci, disfunzioni sessuali di natura psicogena, condotte di abuso nei confronti dei coetanei in adolescenza e dei familiari in età adulta e rischio di subire nuovi abusi nel corso della vita.
Oates, Forrest e Peacock[5] rilevano che i bambini che subiscono forme di maltrattamento e violenza manifestano un quadro di personalità caratterizzato da bassa autostima, un concetto di sé scarsamente definito e articolato e difficoltà relazionali con i coetanei.

In un contesto familiare abusante e maltrattante il bambino non sviluppa la capacità di cogliere i legami causali tra circostanze attivanti e l’esperienza emotiva e non apprende un sistema funzionale di elaborazione personale degli eventi. Il bambino, soprattutto prima dei sette-otto anni, non è in grado di differenziare dentro di sé i significati delle diverse emozioni o di attribuire ad altri la responsabilità di ciò che egli prova. Subendo un’esperienza di abusi e/o maltrattamenti vivrà una condizione emotiva di estrema vulnerabilità e confusione che lo porterà ad attribuirsi colpa e/o vergogna. Non potendo privarsi dei genitori e vivendo la sua situazione come unica possibile, si sentirà oggetto e causa del conflitto; costruirà una rappresentazione di sé come di un bambino cattivo e colpevole e quindi non meritevole di amore. Il perdurare di questo senso di colpa lo lascia in una condizione di solitudine e smarrimento, facendogli dubitare del suo diritto all’esistenza.
Inoltre l’autostima negativa determina una visione distorta della realtà, che rende legittimo il maltrattamento subito: percependosi indegno e senza valore, a qualche livello, il bambino sente di meritare la “punizione” che riceve.
Oltre a costruire una immagine di sé malevola e fragile, il bambino elabora una rappresentazione del mondo come pericoloso, nei confronti del quale ha il bisogno di mantenere un rapporto diffidente e protetto. La collera per ciò che subisce può non essere espressa esplicitamente e viene incanalata su un Sé svalutato, denigrato e incapace.
Sentendosi “diverso” proverà anche sentimenti di vergogna, si preoccuperà del giudizio degli altri e emergerà un impellente desiderio di nascondersi e/o di sparire.
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Bibliografia


[1] E.G. Krug, L. Dahlberg, J. A. Mercy, et Al.  World report on violence and health, World Health Organization, Geneva, 2002, pag.59. http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/42495/1/9241545615_eng.pdf [28/04/2021].

[2] V. Giamundo, C. Riso, Abuso e maltrattamento all'infanzia. Modelli di intervento e terapia cognitivo-comportamentale, Milano, Franco Angeli, 2013, pp. 281, 282.

[3] La sindrome di Munchausen per procura è una particolare forma di abuso nella quale un genitore (in genere la madre), sottopone il proprio figlio a continue visite mediche, accertamenti e cure inopportune per sintomi o malattie da lei inventati o indotti.

[4] S.I.N.P.I.A. Gruppo di lavoro sugli abusi in età evolutiva, linee guida in tema di abuso sui minori, 2007, pag.5.  http://www.sinpia.eu/atom/allegato/154.pdf  [28/04/2021]

[5] R. K. Oates, D. Forrest, A. Peacock, (1985), Self Esteem of Abused Children, in Child Abuse and Neglect, 9: (159-163)
 

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