Sono fatto così… ho un brutto carattere!

Autore: Maria Rita D'Onofrio

Sono fatto così… ho un brutto carattere! La costruzione dei carattere comincia nella nostra infanzia e continua fino alla morte. (Eleanor Roosevelt)

Nel linguaggio corrente la parola carattere ricorre spesso, e corrisponde alla convinzione che noi tutti dalla nascita siamo fatti in un certo modo che ci porta a comportarci come ci comportiamo. È un po’ come per il colore degli occhi o dei capelli: è così dalla nascita, è determinato geneticamente. È un dato fisso, immodificabile. 

C’è una variante: l’ambiente in cui sono cresciuto mi ha forgiato così, ho quindi un determinato carattere. Anche qui un dato fisso e immodificabile.

Spesso la parola “carattere” è accostata ad un aggettivo: la persona X ha un carattere forte, ha un carattere debole, ha un buon carattere, ha un carattere deciso, indeciso, allegro, triste

Oppure ha un brutto carattere.

Ma cosa vuol dire avere “un brutto carattere”?

Cosa mi porta a dire che il mio carattere è “brutto”?
Gli amici si lamentano di qualche mio comportamento? Sono prepotente? Quando mi arrabbio sono intrattabile e aggressivo? Preferisco sempre stare da solo? Sono diffidente? Invidioso? Scostante? Mi sento superiore? Non capito? Penso agli altri come amici o nemici? Mi sento a volte sopraffatto dalle emozioni? Le mie amicizie dopo un po’ si interrompono?

Spesso l’idea di un pessimo carattere viene accostata a delle qualità molto nobili: sincerità, lealtà, intelligenza, anticonformismo, capacità di prendere decisioni anche impopolari. 

Tutti abbiamo aspetti e risorse positive e tutti abbiamo debolezze e vulnerabilità, e tutti possiamo essere più o meno capaci, anche a seconda delle circostanze, di gestire le relazioni con il nostro prossimo.

Ma perché allora diciamo brutto? Pensiamoci un attimo.

Forse il mio modo di comportarmi qualche volta provoca disagio a me e/o agli altri. Mi sento davvero felice, o soddisfatto? Rispetto sempre la sensibilità degli altri? Forse quando ci dicono, ad esempio, che siamo “troppo” sinceri ci stanno dicendo semplicemente che questa grande qualità che abbiamo si esprimerebbe meglio se sapessimo metterci di più nei panni di chi ci ascolta quando esprimiamo sinceramente le nostre opinioni, in modo da non aggredire o offendere i nostri interlocutori. 

L’atteggiamento giudicante che ci fa dire che abbiamo un brutto carattere non ci aiuta certo ad affrontare queste difficoltà e a credere profondamente nel nostro valore. Piuttosto ci porta ad arroccarci in posizioni di difesa, e magari a convincerci di essere un po’ superiori, mentre gli altri ci appaiono come persone che pur di piacere a tutti sono insincere o evitano di scegliere. Ecco che avere un atteggiamento giudicante verso noi stessi ci porta a ad essere giudicanti anche con il nostro prossimo.

Ma nella nostra vita psichica non esiste il “bello” o il “brutto”, il “giusto” o lo “sbagliato”. 

Al contrario, ogni pensiero, ogni comportamento, ogni emozione ha un senso. Ma se siamo convinti di “essere fatti così” non pensiamo di poter modulare il nostro stile comunicativo, ad esempio. Sono fatto così, ho un brutto carattere: che ci posso fare? Che ci vado a fare dallo psicologo, anche se mi sento a disagio e infelice?

Pensare di non poter fare nulla è certo frustrante, ma ha l’indubbio vantaggio di scaricarci da ogni responsabilità. Mica è colpa mia se ho gli occhi azzurri e non verdi?

Questa convinzione rappresenta spesso un alibi, in cui il concetto di “responsabilità” si confonde con quello di “colpa”, e diventa sinonimo di fatica, pesantezza, impegno. Ma la responsabilità non è – a differenza della colpa – un concetto morale. Indica il nostro coinvolgimento nelle nostre azioni e sottintende il potere, da parte nostra, di regolare le nostre reazioni e i nostri comportamenti.

Darci valore senza giudicarci ma guardando alle nostre responsabilità è fondamentale per essere felici. Questo non vuol dire che dobbiamo diventare un’altra persona e rinnegare noi stessi: possiamo evolvere, crescere senza perdere la continuità del nostro senso di sé. Se capiamo cosa ci porta ad avere i comportamenti che non ci piacciono tutto può prendere un’altra strada. 

In conclusione, la parola “carattere” vuol dire tutto e niente.

Siamo senz’altro in parte determinati geneticamente, ma su questa base ci formiamo grazie all’intervento di innumerevoli fattori ambientali che intervengono dal primo all’ultimo giorno della nostra vita. 

Le nostre emozioni e i nostri comportamenti sono conseguenza di convinzioni profonde più o meno stabili, che così come si sono formate possono essere modificate attraverso un lavoro su se stessi che, con l’aiuto di un professionista, ci porta ad acquisire consapevolezza su di noi e sulla nostra responsabilità, a ritrovare il nostro valore, a sentirci bene e a nostro agio sia da soli che con gli altri.

Abbiamo un brutto carattere? Se ci impegniamo possiamo farci qualcosa! E questa è un’ottima notizia!


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