La Music Learning Theory secondo E. E. Gordon

Autore: Alessia Brasacchio

La Music Learning Theory secondo E. E. Gordon Gli effetti benefici della musica sulla mente e sul corpo sono noti fina dall’antichità, da sempre la musica accompagna e arricchisce i momenti salienti dell’esperienza umana.
 
Numerose ricerche vengono finanziate e condotte in molti paesi del mondo per chiarire gli effetti ed i meccanismi sollecitati dall’ascolto della musica sul sistema nervoso o sul sistema immunitario, per verificarne la capacità di sollecitare proprietà di guarigione e di ridurre l’invecchiamento cellulare, di incidere significativamente sull’attivazione di determinate aree cerebrali e sulla capacità di apprendimento dei bambini.
 
Sembrerebbe infatti che l’ascolto costante della musica sui bambini abbia ricadute concrete sulle capacità cognitive quali il miglioramento della capacità di lettura, di ragionamento matematico e, più in generale, sul rendimento e sull’autostima ma quanto gli attuali metodi di insegnamento riescono a sfruttare il potenziale straordinario della musica e le connaturate capacità di assorbimento e di assimilazione dei bambini? Quanto l’attuale didattica è in grado di sollecitare lo sviluppo dell’attitudine musicale e della libera espressione?
 
Quanto è in grado di rispettare le naturali esigenze e le tempistiche di apprendimento del bambino?
 
È possibile ripensare a contesti musicali più coinvolgenti più articolati, meno bambinizzati in cui i più piccoli possano immergersi per scoprire gradualmente le infinite possibilittttttà che offre la musica quando è maneggiata con cura quando non è impoverita, mercificata e finalizzata esclusivamente all’ intrattenimento?
 
Proprio al tentativo di rispondere a questi e ad altri interrogativi Edwin E. Gordon (1927-2015) ha dedicato parte della sua esistenza.
 
Diplomato in contrabasso presso la Esthman School of music, iniziò la sua carriera di musicista jazz nella jazz band di Gene Krupa e, successivamente, fu ricercatore presso l’università del Sud della Carolina, docente universitario, responsabile di riviste scientifiche e conosciuto in tutto il mondo per aver dedicato buona parte della sua esistenza all’educazione musicale.
 
Gordon ha lasciato un contributo rilevante e di grande spessore relativo allo studio dell’attitudine e del pensiero musicale, soprattutto nei bambini.
 
Il lavoro costante, sistematico in cui Gordon coinvolse il suo staff composto da educatori, insegnanti, musicisti, psicologi, neurologi per oltre quaranta anni portò all’elaborazione della Music Learning Theory, una teoria dell’apprendimento musicale nei bambini da zero ai dodici anni.
 
La Music Learning Theory oltre ad una parte teorica prevedere la pratica, è un approccio in continua evoluzione, in grado di accogliere il nuovo, i risultati della ricerca e di abbracciarne i contenuti e le conquiste cercando nuovi equilibri e nuove sfide perché, fin dall’inizio, Gordon che era un vero ricercatore così l’aveva concepita.
 
La Music Learning Theory si basa su alcuni presupposti.
 
Primo fra tutti quello secondo cui la musica può essere appresa come la lingua parlata ed implica le stesse tappe, tentativi, l’attesa risposte, rispecchiamenti di pattern e tutto quello con cui il bambino si confronta accompagnato dalle figure di accudimento.
 
Il secondo presupposto è quello che definisce l’improvvisazione propedeutica alla lettura della musica, proprio comeil saper parlare precede l’apprendimento della lettura. Tuttavia, per essere capaci di improvvisare, come per parlare, occorre sapere “pensare in musica”, occorre sviluppare un pensiero musicale.
 
L’AUDIATION è la capacità di pensare in musica ed è alla base dell’improvvisazione, del fraseggio e, in generale, della capacità di conferire senso ai suoni e di metterli in musica.
 
L’obiettivo primario della M.L.T. è proprio lo sviluppo dell’attitudine musicale, della capacità di “pensare in musica”.
 
Gli altri due principi alla base di questo approccio, soprattutto per i bambini, sono la necessità di SENTIRE I SUONI ATTRAVERSO IL CORPO che diventa lo strumento principale di apprendimento per il cui tramite il bambino impara a riconoscere e a distinguere i ritmi e, infine, l’importanza del concetto di VARIETA’.
 
Per questo i repertori d’ascolto scelti ed utilizzati in questi contesti dell’apprendimento sono inusuali e lontani dai canoni della sintassi musicale solitamente rivolta ai bambini.
 
La didattica prevede un corso di educazione musicale del bambino da zero a sei anni, ovvero la propedeutica per sviluppare l’attitudine secondo la Learning Music Theory e il corso di istruzione formale del bambino dai sei ai dodici anni.
 
Gordon pensò una PIRAMIDE DEI VOCABOLARI che ripropone, nell’apprendimento della musica, le stesse tappe dell’apprendimento linguistico.
 
Il primo vocabolario che i bambini sviluppano è quello ascoltato, un bambino di sei, sette, otto mesi non è in grado di parlare ma possiede un vocabolario di suoni che comprende all’ascolto, un certo numero di parole che riconosce e di cui sa il significato.
 
Il secondo vocabolario sarà quello di parole che riesce ad articolare e, prima di iniziare il percorso di educazione formale a scuola, sarà già in grado di parlare ed esprimere il contenuto dei suoi pensieri.
 
 In seguito, si aggiungeranno un vocabolario scritto e letto ma è fondamentale capire che in questo percorso gli steps più significativi vengono affrontati prima dei sei anni.
 
Dunque, nella piramide dei vocabolari, pensata da Gordon, il vocabolario ascoltato è alla base di tutte le successive acquisizioni; parlare precede la lettura e il riconoscimento dei segni grafici ed il pensiero rende possibile e conferisce un senso a queste attività.
 
La stessa sequenza va osservata nell’apprendimento della musica; l’improvvisazione è propedeutica alla lettura, saper pensare in musica è la base di partenza che rende possibile unire, contestualizzare e dare significato ai suoni.
 
La M.L.T. è complessa, profonda e articolata ma il percorso che il bambino affronta è graduale, finalizzato all’espressione del suo potenziale innato e l’obiettivo non è di tipo performativo, non ci sono tempistiche rigidamente prestabilite ma si punta al rispetto dei tempi che sono diversi per ciascun bambino.
 
Gordon ha trascorso decenni ad osservare e a studiare i modi in cui i bambini assorbono i contenuti dell’ambiente circostante e poi li imitano e attraverso le sue intuizioni ha anticipato molti concetti che sarebbero stati confermati molti anni dopo dagli sviluppi della scienza ufficiale.
 
Fin dalla nascita e, durante tutto il periodo che precede l’acquisizione del linguaggio, il bambino è immerso quotidianamente in un contesto linguistico superiore al suo livello effettivo, ha la capacità di assorbire parole e suoni mentre entra in relazione con gli adulti di riferimento e questo gli permette di acquisire un vocabolario di ascolto.
 
Gli adulti valorizzano le lallazioni e le prove continue che il bambino fa per emettere dei suoni e li interpretano come tentativi di ripetere parole da lui ascoltate ed assumono un atteggiamento motivante attraverso il gioco, l’imitazione, lo sguardo, la mimica, la gestualità senza mai giudicarlo o valutarlo e attraverso questa scuola informale il bambino impara a parlare e ad esprimersi correttamente mentre sviluppa il pensiero linguistico.
 
Questo è un processo di apprendimento che gli adulti riescono a sostenere e a incoraggiare perché tutti possiedono queste competenze linguistiche e i bambini, in questo modo, arrivano a scuola preparati ad affrontare un altro tipo di studi e ad acquisire la capacità di leggere e scrivere.
 
Maria Montessori parlava dei “periodi sensitivi del linguaggio” in relazione a quei momenti favorevoli all’acquisizione di abilità in cui il bambino, mosso da spinte animatrici compie e ripete una serie di attività e, così facendo, apprende senza sforzo e naturalmente.
 
Per questo Gordon raccomandava di non limitarsi ad “insegnare” perché, così facendo, si corre il rischio di non valorizzare il potenziale innato dei bambini ma, piuttosto, raccomandava agli insegnanti e agli educatori di sforzarsi di essere “un buon modello di accuratezza”.
 
Agli adulti che seguivano i suoi corsi diceva “Please, make mistakes!” perché il suo approccio non inseguiva un ideale di perfezione ma avvalorava i tentativi di trovare il proprio modo di esprimersi, la propria identità musicale, senza la paura di essere giudicati.
 
Gordon ebbe la straordinaria intenzione di trasportare tutto questo in musica e pensare a contesti musicali protetti e costruiti affinché il bambino di pochi mesi potesse immergersi nella musica e iniziare a costruire un vocabolario d’ascolto e sviluppare l’attitudine musicale.
 
Per Gordon le dinamiche di apprendimento della musica sono identiche a quelle del linguaggio e dal momento in cui tutti nascono con un potenziale di apprendimento è necessario curare il vocabolario ascoltato e proporre ai bambini musica i cui contenuti didattici non siano impoveriti a vantaggio di un testo e di contenuti semantici complessi che il bambino non è ancora in grado di decifrare.
 
D’altronde, il bambino è già concentrato sull’ascolto durante la gestazione quando è immerso nel liquido amniotico e ascolta il battito cardiaco, i rumori viscerali e la voce della mamma che risuonano come fosse dentro alla cassa di un violoncello.  
 
Il bambino ha, con la madre, un rapporto fatto di suoni e proprio per questo nella M.L.T. il lavoro più consistente è quello svolto a livello AUDIO ORALE, finalizzato ad arricchire il vocabolario ascoltato perché nessuno ci insegna ad ascoltare e perché questo è propedeutico allo sviluppo del pensare in musica, l’audiation, che è l’obiettivo principale della M.L.T.
 
Il percorso di sviluppo dell’audiation prevede il nome di AUDIATION PREPARATORIA e durante il percorso il bambino prima assorbe dei suoni, poi da risposte casuali per passare poi alle risposte intenzionali.
 
Gordon distingue almeno 6 stadi, cumulativi e compresenti, all’interno dell’audiation che sono: assorbimento, risposte casuali e risposte intenzionali, lo stadio che corrisponde alla “decifrazione del codice” l’Assimilazione, l'introspezione, e la coordinazione che è lo stadio in cui il bambino è in grado di essere intonato, di saper ascoltare, di respirare e cantare ed allora è pronto per passare dalla guida informale all’apprendimento musicale formale.
 
Quando i bambini saranno di fronte allo strumento il senso armonico, melodico e ritmico di un brano saranno conoscenze pregresse e allora si potrà concentrare sulla coordinazione dei movimenti e su altri aspetti della didattica.
 
Gordon definisce l’audiation come la capacità di sentire suoni che non sono fisicamente presenti ed è una qualità e che si manifesta in maniera evidente nei musicisti professionisti che sono in grado, durante le esibizioni, di prestare attenzione non a quello che stanno suonando ma a tre, cinque, o dieci battute più in là e quindi di concentrarsi su suoni non ancora presenti ma su quelli che ancora devono venire e questo è reso possibile dalla capacità di pensare quei suoni, di sentirli prima ancora di averli suonati, è reso possibile dal pensiero musicale.
 
Il percorso previsto dalla M.L.T è finalizzato in buona parte allo sviluppo e al potenziamento dell’audiation che è la capacità di base del fare musica, non solo dell’improvvisare ma anche della capacità suonare, di interpretare e, in generale, del fraseggio.
 
Questa capacità richiede di essere esercitata continuamente, per essere potenziata in chi ne è provvisto, o per essere acquisita da chi ancora non l'ha sviluppata.
 
A differenza dei repertori semplificati rivolti ai bambini che prevedono un uso esclusivo e limitato del modo maggiore e minore e ritmi esclusivamente binari, nella pratica della M.L.T. i bambini sono immersi in contesti che prevedono tanta varietà di modi e metri ritmici e impegnati nell’ascolto di canti senza parole scelti per esercitare l’ascolto costruiti sui modi della scala maggiore.
 
Questi brani non sono orecchiabili ma richiedono impegno, un ascolto attento e permettono di immergersi in atmosfere varie ed inusuali fuori dai modi, dai metri e da quella sintassi musicale che fa parte del quotidiano ascoltabile del bambino.
 
I canti vengono intonati attraverso l’uso del diapason e i tentativi dei bambini di produrre risposte agli stimoli degli educatori vengono rispecchiate e rimesse in un contesto che è musicale.
 
Il bambino si sente sostenuto nei suoi tentativi e motivato a provare ancora e a trovare risposte, quindi, si passa ad un altro pattern. Tra un pattern e l’altro ci sono silenzi e respiri che sono fondamentali perché i contenuti possano essere assimilati e per l’attivazione del pensiero musicale.
 
L’uso del modale risponde alle esigenze di apprendimento che è discriminatorio, l’utilizzo di modi e ritmi complessi, non solo binari e ternari, facilita l’apprendimento perché il cervello tanto più è stimolato tanto più funziona meglio e questo concetto è esemplificato dalla facilità con cui le persone che parlano più di due lingue fluentemente riescono ad apprenderne altre.
 
 Il punto interessante è che in questi contesti in cui il bambino è immerso, da zero a sei anni, non sono finalizzati all’intrattenimento, non è neanche l’aspetto performativo che viene perseguito ma, piuttosto, l’espressione del potenziale interno ed il rispetto dei tempi che ciascuno impiega per produrre risposte autentiche e spontanee.
 
In questo modo, per gioco, i bambini iniziano a sperimentare piccole improvvisazioni su cluster di poche note e cominciano a misurarsi con questa possibilità di “chiacchierare” restando nel tema, in una data tonalità, nel modo e nel ritmo definito e tutto questo viene proposto come un gioco che diventerà naturale.
 
Il lavoro fatto da Gordon e la sua equipe sullo sviluppo del pensiero musicale è frutto anche dell’attenzione costante ai risultati della ricerca e, in questo caso, alle scoperte relative alla corteccia premotoria e alle ultime acquisizioni sui neuroni specchio, la cui scoperta negli ultimi 20 anni ha portato a significativi cambiamenti nella modalità di insegnamento
 
I neuroni specchio preparano i movimenti e permettono, a chi osserva compiere l’azione e quel movimento, di sollecitare l’attivazione di quell’area del cervello predisposta a compiere quel movimento stesso.
 
Questo significa che guardare un buon musicista che suona è già imparare a suonare, di sicuro non basta ma è una parte importante dell’apprendimento e questo funziona trasversalmente in tutti i contesti educativi, per questo Gordon raccomandava agli insegnanti e agli educatori di essere “buoni modelli di accuratezza”.
 
Nel corso rivolto ai bambini dai sei ai dodici anni impegnati nell’istruzione formale, si affronterà l’apprendimento DISCRIMINATORIO e l’apprendimento INFERENTE.
 
Per stimolare l’apprendimento discriminatorio dovrò offrire al bambino una grande varietà di repertori musicali così che possa scoprire differenze e similitudini tra i vari contenuti per poi passare all’apprendimento inferente ovvero a quella forma di apprendimento basato sulle deduzioni.
 
Il cuore della didattica formale dai sei ai dodici anni sono le attività sequenziali di apprendimento, attività con cui il bambino comincia ad approcciare i concetti fondamentali della teoria musicale, attraverso il gioco, l’uso della voce e del corpo, e ad imparare a distinguere la tonica, dalla dominante, il modo maggiore dal minore, il ritmo binario da quello ternario ma anche i metri inusuali come il cinque ottavi o il sette ottavi.
 
Durante tutta la formazione da zero ai sei anni e in parte anche in quella rivolta ai bambini dai sei in su, non si parla di note ma di suoni, si tratta di capire e di imparare a sentire i suoni e a pensare in musica.
 
Solo allora i bambini potranno iniziare a suonare sapendo trasferire sullo strumento tutto quelle conoscenze pregresse interiorizzate e maturate a livello audio orale durante gli anni nel periodo dell’istruzione informale grazie all’uso di quei brani costruiti sui modi della scala maggiore, che sono dei contenitori all’interno dei quali sperimentare e potenziare strumenti sempre più tecnici e teorici.
 
Quando il bambino affronterà l’esecuzione di un brano sullo strumento, il senso armonico, melodico e ritmico saranno dati acquisiti e allora si potrà concentrare su altri aspetti relativi allo strumento quali il senso del peso, l’appoggio, il suono.
 
Il bambino viene posto di fronte ad uno spartito, affronta la lettura dei segni grafici, dopo aver imparato a trasportare un brano da una tonalità all’altra, a cantarci sopra, ad improvvisare in modo semplice, dopo aver imparato a fare piccole variazioni, dopo aver sviluppato l’orecchio musicale, ovvero la capacità di dare senso ad una frase, di interpretare e di mettere i suoni in musica.
 
Questo è un modo diverso di affrontare lo strumento e di ripensare alla didattica, innovativo e diametralmente opposto a quello che viene proposto in tutti i contesti dedicati all’insegnamento formale della musica dove si inizia dalla lettura e dalla teoria senza preoccuparsi di sviluppare il pensiero e l’attitudine musicale.
 
Questo spiegherebbe in buon parte le difficoltà che molti musicisti, usciti dai contesti preposti allo studio formale della musica quale è ad esempio il conservatorio, incontrano quando devono improvvisare o dare voce alla libera espressione.
 
In questi contesti la lettura e la scrittura sono i primi steps con cui l’allievo si deve misurare senza aver sviluppato in precedenza l’orecchio e l’attitudine musicale e questo crea una dissonanza e una difficoltà a coordinare la prestazione legata all’uso dello strumento ed il senso di quello che si sta facendo.
 
Non a caso, nei ragazzi che hanno iniziato precocemente il percorso previsto dalla M.L.T. e che hanno proseguito con lo studio dello strumento è stata notata la facilità e la naturalezza con cui la pratica strumentale si lega all'intenzione e al saper pensare in musica, all'espressione musicale.
 
Gordon, che aveva frequentato l’ambiente jazzistico americano degli anni ’50, quando i musicisti suonavano esclusivamente ad orecchio, capiva l’importanza della capacità di pensare in musica e diceva “Sounds before signs, practice before theory”, sollecitando nei suoi allievi e collaboratori a ristabilire l’ordine naturale nelle fasi di apprendimento della musica; la comprensione de scritti segni con cui si rappresenta la scrittura non può che essere successiva alla comprensione del senso di quello che si legge.
 
Altra grande intuizione di Gordon fu quella che gli permise di comprendere che i bambini devono imparare muovendo il loro corpo, i bambini molto piccoli descrivono la sintassi con il movimento ed hanno la capacità di sentire con il corpo ancora prima di comprendere con la mente.
 
Gordon riteneva che non si potesse insegnare ad un bambino dove sta la pulsazione ma che fosse necessario lasciare che ci arrivasse attraverso un percorso di esplorazione che coinvolgesse tutto il corpo.
 
La didattica nella M.L.T. prevede molte sequenze che lasciano il bambino libero di sperimentare il corpo e, attraverso il corpo, conoscere, sentire e distinguere la pulsazione.
 
I bambini, lasciati liberi di muoversi fanno cose molto evolute perché quello è il loro strumento principale.
 
Il bambino pensa ed utilizza le funzioni linguistiche non sapendo cosa siano e, allo stesso modo, proseguendo nel parallelo con l’apprendimento della musica, un bambino non sa cosa sia un tempo semplice o composto ma si muove e così facendo vive quella pulsazione, vive quella scomposizione e così la apprende.
    
Gordon, da vero ricercatore, sapeva bene che nessuna scoperta è per sempre, nessuna acquisizione è definitiva ma la scienza procede per tentativi ed errori e quello che oggi sembra un dato acquisito e stabile domani sarà messo in discussione e superato da nuove scoperte e nuove ricerche, perché così procede la scienza, cosi evolve l’umanità.
 
Non possiamo che essere grati ad E. Gordon per l’eredità che ci ha consegnato ma soprattutto per l’intenzione con cui ci ha esorati ad avvicinarci all’insegnamento della musica e a dare un senso profondo a quello che si fa con i bambini e al loro potenziale di apprendimento perché lavorare con i bambini significa gettare le basi per qualche cosa di molto duraturo, che segnerà la loro esistenza.
 
E. Gordon diceva: ”…non sottovalutate i bambini, sono molto più grandi di noi.
 

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