L’intelletto è il senso della ragione
Autore: Fabrizio Ranzani
Genesi e distorsione della significanzaUn’analisi neuro-semiotica del linguaggio primitivo e delle sue trasformazioni nell’ambiente urbano artificiale
Il segno (o lessigramma nel contesto del protolinguaggio) rappresentativo e/o descrittivo di un oggetto nasce dall’esigenza della mente di indicare – e anche di ricordare – un oggetto a qualcun altro, per esprimerne un ulteriore concetto associato. Ad esempio: un grido specifico d’allarme corrispondente all’avvistamento di un serpente, che vuole significare, esprimere, col segno verbale del grido specifico emesso, la presenza di un serpente e l’ulteriore concetto associato – acquisito dall’esperienza o tramandato – di grave pericolo.
Come funziona il nostro intelletto?
Nel sistema cervello/mente del soggetto che fa uso di un segno, esiste quella che chiamiamo l’idea, il concetto, il pensiero corrispondente sia all’oggetto che al segno, ovvero l’engramma (la rete neurale) corrispondente all’oggetto.
Nella fase di priming – ovvero alla prima esperienza sensoriale di un cervello/mente con un certo oggetto – si crea l’embrione dell’engramma corrispondente ad esempio, ad uno specifico esemplare di serpente percepito. Nelle successive esperienze con altri serpenti anche di diversa specie, l’engramma inizia a crescere e ad estendersi, riuscendo a generare una classificazione per associazione di caratteristiche comuni (forma, colore ecc.). Classificazione che dà vita ai concetti di senso e di significato degli oggetti.
I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo (Ludwig Wittgenstein)
Il senso del concetto
In particolare, a partire dal concetto più generico di serpente – animale che striscia, morde, velenoso, mortale ecc. – a cui si da la definizione di senso dell’engramma, si passa a vari livelli inferiori di concetti sempre più specifici, e a cui si da la definizione di significati dell’engramma, i quali sono rappresentativi delle sottoclassi di serpenti di cui si è fatta esperienza come: cobra, anaconda, pitoni, ecc.; sino a giungere al livello di uno specifico esemplare.
Possiamo dire, quindi, che il senso del concetto/engramma di serpente è l’intero insieme di tutte le impressioni sensoriali derivanti da tutte le esperienze che abbiamo fatto, fino a certo momento, con gli animali che chiamiamo serpenti. Mentre il significato del concetto/engramma di serpente è un sottoinsieme più specifico di tali impressioni sensoriali accomunate per certe caratteristiche, sino a giungere a uno specifico esemplare, così specifico, che per la sua individuazione si può passare ad usare non più un segno di classificazione ma un nome definitorio.
Qualche definizione ed esempio pratico
Senso [serpente] –> Significato di 1° livello [Cobra] –> Significato di 2° livello [Cobra reale] –> Significato di 3° livello [Cobra reale asiatico] –> .... –> Significato di N° livello [Cobra reale asiatico: Judith (il cobra nel mio rettilario)]
Nascere, crescere e vivere in un ambiente artificiale come quello urbano, fa spezzare letteralmente la catena di significanza:
Oggetto <-—> Engramma Cerebrale/Mentale <—> Senso <—> Significati <—> Lessigramma Primitivo <—> Segno (scritto o verbale)
In natura, qualsiasi essere vivente, apprende la maggior parte delle nozioni per esperienza diretta con le cose e con gli eventi del mondo esterno, e una restante minor parte la apprende da altri per trasmissione verbale o scritta di descrizioni di cose ed eventi. Nell’ambiente artificiale urbano invece, questo rapporto si inverte, il bambino della sottospecie dei Sapiens, Homo Urbano, apprende la maggior parte delle nozioni da altri per trasmissione verbale, scritta, e soprattutto oggi, multimediale, e una restante e sempre
minore parte, la apprende per esperienza diretta.
Acquisizione per esperienza diretta
I concetti/engrammi cerebrali acquisti in natura per esperienza diretta, hanno una rilevanza di tipo cognitivo/comportamentale assai maggiore di quelli acquisiti per trasmissione. Un bambino che ha sperimentato l’esperienza, sua e del suo gruppo, del pericolo di un serpente, non sarà facilmente inducibile – anche con raffinati stratagemmi di persuasione – ad avvicinarsi ad un serpente. Un bambino a cui è stata solamente trasmessa da altri l’esperienza del pericolo di un serpente, è certamente molto più vulnerabile ad esservi indotto, e anche la sua reazione psico-fisica, in caso di costrizione coatta all’avvicinamento, sarà di grado nettamente inferiore e scarsamente efficace.
Quando poi si tratta di concetti più astratti come quelli di società, denaro, sicurezza, ecc., di cui nell’ambiente urbano si fa costantemente esperienza diretta dei soli effetti, e non delle loro origini e dei loro scopi effettivi, vengono letteralmente a mancare gli elementi fondamentali della catena di significanza di tali concetti, come: l’oggetto di origine e i concetti/necessità associati, ovvero, le ragioni primitive per cui tali concetti nascono e i problemi pratici che risolvono; il senso e i significati ne risultano distorti, imprecisi, inefficaci; l’engramma cerebrale è indefinito, variabile, scarsamente specializzato; e l’uso del segno da parte dell’individuo, non ha più la valenza di messaggio valido, vero, corretto.
Nella comunicazione
Nella comunicazione scritta e verbale, il segno e l’oggetto corrispondente trasmessi da un individuo a un altro, non hanno per il destinatario la valenza di informazione significativa, bensì, assumono quella di informazione probabile, di interpretazione soggettiva del mittente, di opinione, ma non più di fatto o argomento concreto, veridico, funzionale, utile. In sostanza, il segno, da messaggio, muta quasi totalmente in rumore di fondo, emesso e recepito dagli individui urbani per questioni quasi del tutto conviviali o di sfogo emotivo.
L’ambiente artificiale urbano ed il prototipo di personalità/comportamento indotto negli Homini Urbani sono ideati, progettati e implementati per far si che l’individuo urbano si comporti e agisca nell’ambiente in modo conforme a quanto progettualmente prestabilito. Pertanto, non si ha più bisogno di interagire con gli altri individui in modo funzionale, ma solamente coordinato e conviviale.
Ognuno, svolge i compiti a cui viene destinato senza il bisogno di stabilire regole o strategie di interazione/convivenza con gli altri, bensì, deve solamente seguire quelle già prestabilite dal sistema urbano stesso.
La conoscenza specifica degli oggetti, del senso e dei significati delle cose, da parte degli individui nel contesto dell’ambiente urbano, sono del tutto controproducenti. In quanto, le ragioni primitive per cui taluni concetti sono nati – società, economia, governo, denaro, religione ecc. – e i problemi pratici che risolvono, non sempre derivano dalle reali esigenze naturali degli individui della sottospecie Homo Urbano. Bensì, derivano dalle esigenze e dagli interessi degli individui della specie Sapiens, che impiega a proprio favore, gli individui della specie Homo Urbano.
Induzione approssimativa e classificazione
Per questa ragione taluni concetti sono indotti nell’ambiente urbano in modo approssimativo, aspecifico, propagandistico, subliminale, al fine di non suscitare nell’individuo l’attenzione e l’interesse verso l’oggetto reale, mantenendolo abilmente a un livello di coscienza di tipo automa-senziente e a un livello di competenze logico-cognitive di tipo elementare, adoperando tecniche di distrazione di massa e di suddivisione in classi elementare, derivante dal mancato consolidamento degli engrammi/concetto rispetto all’esperienza diretta con l’oggetto reale. I buoni e i cattivi, il bene e il male, Dio e il Diavolo, ricchezza e povertà, bellezza e bruttezza, destino, fortuna e sfortuna, talento e normalità, destra e sinistra, padrone e schiavo, superiore e inferiore.
E oltre alla classificazione elementare, vengono indotte inferenze strumentali del tutto associative, infondate ed arbitrarie, come: impegno-successo, sacrificio-premio futuro, tempo-risultato, sforzo estremo-eccellenza, obbedienza-sicurezza, disobbedienza-punizione certa, bravura-merito, bellezza-successo, bruttezza-necessità di correzione.
Nell’Homo Urbano l’intelletto e atrofizzato
Nell’Homo Urbano, l’intelletto, il senso più raffinato del sistema cervello-mente, è completamente atrofizzato, sottosviluppato per mancanza di necessità d’uso indotta dall’ambiente urbano in cui nasce, cresce, vive e muore, secondo modelli comportamentali e processi esperienziali, appositamente prestabiliti ai fini della massimizzazione del suo impiego.
Per la specie Sapiens, il segno è messaggio, informazione utile, funzionale. Per la sottospecie Homo Urbano, il segno, è mero rumore di fondo, è quella melodia monotona, stridente e stonata, che lo accompagna mentre svolge tutti i suoi compiti. A breve, tu dirai qualcosa a qualcuno o questo la dirà a te. Prova a riflettere su quanto ne sai davvero su ciò che ti sarà detto o dirai, e quanto ti sarà utile o necessario quanto è stato espresso. Oppure, cerca di fare questo esercizio di valutazione durante le tue giornate, a lavoro, a casa.
Prova a chiederti: cosa cambia effettivamente della tua e altrui realtà, quel che ci dicono?
