Il fenomeno della famiglia lunga

Autore: Giordano Gentili

Il fenomeno della famiglia lunga In Italia i giovani tendono a rimanere per molto tempo nella stessa abitazione dei genitori dando vita al fenomeno descritto come: “famiglia allungata”, “famiglia lunga” o “famiglia prolungata”. Sono tutte terminologie che comunicano lo stesso significato e che definiscono una situazione sempre più presente nel nostro paese (Gambini, 2007, pp. 190-197). Grazie ai dati dell’Istat è possibile verificare come questo fenomeno è sempre più presente nelle realtà familiari Italiane. Infatti la maggioranza dei giovani che fanno parte della fascia di età tra i 20 e i 34 anni celibi e nubili, nel 2016, vive ancora con almeno un genitore. Sono circa 5 milioni e 500 mila, il 56,7 % del totale dei giovani in quella fascia di età (+3 punti percentuali rispetto al 2009): si tratta prevalentemente di uomini, poco meno di 3 milioni 100 mila (62,9 %), mentre le donne, invece, sono poco più di 2 milioni 400 mila (50,3 %). In particolare si nota come il 59,9 % dei giovani che hanno tra i 25 e i 29 anni ancora non vive in un’abitazione diversa da quella dei loro genitori (Istat, 2019, pp. 145-150).

Legato al fenomeno della “famiglia lunga” esiste il fenomeno del giovane adulto, ma chi è il giovane adulto?
 Proprio per il fatto che i figli, soprattutto in Italia, rimangono sempre di più all’interno del contesto familiare, nonostante abbiano un’occupazione, ha dato vita al termine “giovane- adulto”, ovvero coloro che vivono e dipendono dalla propria famiglia d’origine oltre l’età media di matrimonio della popolazione di riferimento: In Italia è di quasi 32 anni per le donne e quasi 34 per gli uomini (Istat, 2021, p. 2). A livello concreto il giovane-adulto è colui che “ritarda il matrimonio e rimane in famiglia principalmente per avere un tempo dilazionato di scelte di vita possibili, in vista della massimizzazione delle opportunità di ingresso, in particolare professionale, nel mondo adulto” (Donati, 1998 cit. in Gambini, 2007, p. 192). Egli si costruisce una sorta di zona franca dentro le mura domestiche con la possibilità di esplorare il mondo adulto e farne esperienza in maniera controllata. Ciò che preoccupa di più il giovane-adulto è l’attività lavorativa, cosi attraverso questa fase di moratoria può ritardare la presa di decisione definitiva ispezionando e assumendosi in maniera parziale i vincoli e le responsabilità che le sue decisioni comportano (Scabini, 1995, pp-190-192).

Quali sono le conseguenze di queste nuove forme di famiglia? Cosa avviene quando due generazioni differenti e persone in età di sviluppo differente si ritrovano nella stessa abitazione?
Ad oggi fra la generazione degli adulti e quella dei giovani è presente una grande disequità a causa del comportamento consumistico della generazione più grande che, senza badare ai risultati delle proprie strategie a lungo termine, hanno consumato e usato moltissime risorse economiche creando così un enorme debito pubblico che grava sulle spalle della generazione più giovane. Conseguentemente a ciò, oggi l’inserimento del giovane che finisce la scuola superiore di secondo grado, o l’università, risulta essere più faticoso rispetto al passato e la famiglia gioca un ruolo di maggior protezione, una sorta di sala d’attesa per l’inserimento dei figli. Perciò alla disequità sociale la famiglia cerca di riequilibrare i conti tra le generazioni, assumendo il ruolo di mediatore tra queste ultime, permettendo uno scambio etico-affettivo tra gli adulti e i giovani e cioè tra l’individuo e la società (Scabini, 1995, pp-195-197). Da questa situazione traggono benefici sia i figli, che come già accennato, ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche i genitori hanno un rientro a livello affettivo, infatti quest’ultimi vengono colpiti da una forte attrazione verso l’idea dell’essere eternamente genitori di un giovane, inoltre, questa fase è connotata da una tregua relazionale tra figli e genitori e una piacevole convivenza in cui genitore e figlio si relazionano in modo paritario, da adulto ad adulto. Proprio questo piacere che si instaura, sia nei più grandi e sia nei più giovani, dà vita al reciproco vantaggio che può rappresentare il motivo per il quale si crea un “ambigua stabilità” (Ivi, p. 191). Ciò nonostante, questo rientro che hanno entrambe le generazioni rischia di non far ultimare il compito di sviluppo della famiglia in questo periodo evolutivo del figlio, ossia quello di uscire di casa e iniziare a prendere decisioni personali senza dipendere troppo dagli altri ed essere in grado, attraverso le proprie forze, di realizzare dei progetti personali in modo autonomo acquistando fiducia nelle proprie capacità personali (Gambini, 2007, pp. 190-208). Stiamo parlando del processo di differenziazione teorizzato da Bowen (1978, p. 72-80) nel quale, da una massa indifferenziata dell’Io familiare, si passa ad un progressivo distacco da essa fino a raggiungere una posizione Io nella quale il giovane-adulto può sentirsi autonomo e distinto, capace di assumersi le sue responsabilità senza ritenere l’altra causa dei propri successi o insuccessi. Quando questo processo non avviene nella maniera sperata si parla o di taglio emotivo o di figlio cronico. Il taglio emotivo avviene quando il figlio si separa prematuramente e traumaticamente, ingannando sé stesso e gli altri, fingendosi autonomo ed emotivamente indipendente dai genitori ma in realtà, internamente, vive una forte senso di fragilità. Questo processo rischia di ripetersi con altre figure che incontra durante la vita (Bowen, 1978, pp. 72-80). Il figlio cronico rappresenta la situazione opposta del taglio emotivo, è il caso in cui i figli rimangono bloccati nella posizione di figlio senza più riuscire a sviluppare una forte posizione Io e in cui la fuoriuscita da casa o ritarda di molto o non avviene mai (Gambini, 2007, pp. 198-200). 
 
Riferimenti Bibliografici:
Bowen, M. (1978). L’anonimo; trad. it. In Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare. Astrolabio, 1979.
Gambini, P. (2007). Psicologia della famiglia. FrancoAngeli.
ISTAT. (2019). Rapporto Annuale 2019: la situazione del paese. Istat.
ISTAT. (2021). Matrimoni, Unioni Civili, Separazioni E Divorzi, Anno 2019. https://www.istat.it/it/files//2021/02/Report-matrimoni-unioni-civili-separazioni-divorzi_anno-2019.pdf (Consultato in data 17/03/2021).
Scabini, E. (1995). Psicologia sociale della famiglia: Sviluppo dei legami e trasformazioni sociali (Rist). Programma di psicologia, psichiatria, psicoterapia. Bollati Boringhieri.
 

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