Il disturbo d'ansia

Autore: Eugenio Dario Sepe

Il disturbo d'ansia L’ansia è un’emozione universale e rappresenta una parte necessaria della risposta allo stress: essa rappresenta un meccanismo di difesa, volto ad anticipare la percezione del pericolo, prima ancora che si sia chiaramente manifestato, mettendo in moto i meccanismi fisiologici che spingono, da un lato all'esplorazione per individuare il pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall'altro, all'evitamento, alla fuga.
 
Se, però, non si riesce a superare positivamente una situazione di pericolo, o se allo stato d’allarme non corrisponde un pericolo reale, da affrontare e risolvere, allora, l’ansia diviene una risposta sproporzionata o irrealistica, ed assume la connotazione di un disturbo psichico.
 
E’ importante sottolineare la differenza tra paura ed ansia:
 
«La paura è una percezione che scatena un’emozione, che a sua volta, innesca una reazione psicofisiologica, l’ansia è solo l’effetto psicofisiologico di tale percezione-emozione… l’ansia, come attivazione dell’organismo, sino a un certo livello, permette a questo di fronteggiare la paura, solo oltre il livello soglia, che è diverso per ogni individuo, questa si trasforma in perdita di controllo delle proprie reazioni e può condurre al panico. Quindi, l’ansia è una reazione, che è l’effetto della percezione della paura, infatti, l’ansia nel caso in cui divenga troppo elevata può trasformarsi nella causa della paura.… un disturbo fobico non può essere assimilato a un disturbo d’ansia, poiché
 
esso è un tipo di patologia a sé stante, che può produrre, come effetto, anche un disturbo d’ansia o, al contrario, può essere anche il prodotto di un disturbo di ansia… la prima è una forma di percezione, la seconda è una reazione fisiologica» (Nardone, Oltre i limiti della paura, pag. 44 e seguenti).
 
Infatti, ridurre l’ansia di una persona può inibire le sue reazioni, ma non altera le sue percezioni e, pertanto, la paura resta. Al contrario, inibire l’ansia (ad esempio con farmaci) può, con il tempo, anche far aumentare la paura, dato che la persona può avere la sensazione di un aumento di incapacità a gestire tale emozioni, con l’impossibilità di reagire in modo risolutivo, il che fa aumentare il disagio.
  • Criteri Diagnostici
 
Il DSM IV (Manuale Diagnostico dei disturbi mentali) distingue diversi disturbi relativi all'ansia.
 
  • Disturbo di panico (senza agorafobia o con agorafobia)
 
E’ caratterizzato da specifici segnali fisici come: tremore, palpitazioni, apnea, dolore al petto, nausea, sbandamento, depersonalizzazione, paura di perdere il controllo, impazzire o morire. Gli attacchi di panico, inaspettati e ricorrenti, rappresentano una preoccupazione sia per la loro frequenza, che per le conseguenze che producono ed attivano un’alterazione del comportamento (evitamento della situazione che produce panico).
  • Agorafobia (fobia per gli spazi aperti) senza anamnesi di disturbo di panico
 
In questo caso, l’ansia è relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali può essere difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico
o  sintomi tipo  panico.
L’Agorafobia non nasce da una situazione pregressa di panico e, quindi, non ne è una conseguenza.
  • Fobia specifica
 
La caratteristica è la paura marcata e persistente di oggetti o situazioni chiaramente discernibili, circoscritte.
 
Quando il soggetto si trova a confrontarsi con quello che rappresenta per lui lo stimolo fobico, quasi invariabilmente si scatena una crisi d’ansia, che può assumere le caratteristiche di un attacco di panico.
 
Le persone riconoscono che la loro paura à irragionevole, o quanto meno esagerata e, quando
 
possibile, evitano lo stimolo fobico. Per poter parlare clinicamente di "disturbo" è necessario che l‘evitamento, la paura, l’ansia anticipatoria di dover affrontare lo stimolo fobico o la sua presenza interferiscano significativamente con la routine quotidiana, con il funzionamento lavorativo o con la vita sociale della persona. La preoccupazione può essere legata sia al danno che può derivare dalla situazione che spaventa, che alla paura di perdere il controllo.
 
  • Fobia sociale
 
E’ una forma particolare di fobia specifica, nella quale lo stimolo fobico è rappresentato dalla paura marcata e persistente, relativa a situazioni sociali o prestazionali, che possono creare imbarazzo.
 
Per fare la diagnosi è necessario che l'evitamento, la paura o l’ansia anticipatoria, concernente la situazione sociale o prestazionale, interferiscano significativamente con la routine quotidiana, con il funzionamento lavorativo, o con la vita sociale dell’individuo, o creino un disagio significativo. I soggetti con fobia sociale sono, di solito, ipersensibili alle critica, alle valutazioni negative o al rifiuto, hanno bassa autostima o sentimenti di inferiorità, e non riescono ad essere assertivi.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
 
E’ un disturbo che si caratterizza per la presenza di ossessioni (pensieri, idee, impulsi o immagini persistenti che sono la causa di ansia) e/o compulsioni (comportamenti ripetitivi o azioni mentali che hanno il senso di evitare l’ansia) ricorrenti, che la persona riconosce come eccessive o irragionevoli, che "occupano" una parte del tempo del soggetto (più di un’ora al giorno) e/o creano disagio marcato o menomazione significativa.
  • Disturbo post traumatico da stress (DPTS)
Si manifesta a seguito dell’esposizione ad un evento traumatico estremo che implica:
 
  • l’esperienza diretta di un evento che causa o può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce all'integrità fisica
  • l’assistere ad un evento che comporta morte, lesioni, o altre minacce, all'integrità fisica di un’altra persona
  • il venire a conoscenza della morte violenta, o inaspettata, di grave danno o minaccia di morte o lesioni, sopportate da un membro della famiglia, o da altra persona vicina.
Il soggetto, di fronte all’evento, prova un’intensa paura, si sente inerme e/o prova orrore. Esso si manifesta con: un continuo rivivere l’evento traumatico, l’evitamento degli stimoli associati al trauma, l’ottundimento della reattività generale, eccitabilità.
  • Disturbo acuto da stress
 
Si manifesta a seguito della (o comunque entro un mese dalla) esposizione ad un evento traumatico estremo.
  • Disturbo d’ansia generalizzato (GAD)
 
E’ un disturbo cronico (presente almeno da 6 mesi), persistente, inabilitante, che si caratterizza per la presenza, per la maggior parte del tempo, di ansia e preoccupazione ("attesa apprensiva")
 
eccessive e/o irrealistiche per una quantità di eventi o attività. L’intensità, la durata o la frequenza dell’attesa apprensiva sono eccessive rispetto alla reale probabilità che l’evento temuto si verifichi, o che abbia un grave impatto. Il soggetto non riesce a controllare l’ansia e la preoccupazione, trova difficile cessare di preoccuparsi, di impedire che i pensieri preoccupanti interferiscano con i compiti che sta svolgendo. Ansia e preoccupazione sono accompagnate da irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, tensione muscolare (con tremori, contratture, scosse, dolenzia, o dolorabilità, muscolare), sonno disturbato, sintomi somatici (freddo, mani sudate, bocca asciutta, sudorazione, nausea o diarrea, stimolo frequente ad urinare, difficoltà a deglutire o "nodo alla gola"), risposte di allarme esagerate.
 
  • Disturbo d’ansia dovuto ad una Condizione Medica Generale
 
Le condizioni mediche collegate all'ansia sono: iper ed ipo tiroidismo, feocromocitoma, ipercorticosurrenalismo, ipoglicemia, scompenso cardiaco congestizio, embolia polmonare, aritmie, malattie polmonari ostruttive croniche, polmonite, ecc.
  • Disturbo d’ansia indotto da sostanza
 
Intossicazione e/o l’astinenza da alcool, anfetaminici, cannabinoidi, cocaina, allucinogeni, ecc. l’assunzione di farmaci quali anestetici e analgesici, broncodilatatori, anticolinergici, corticosteroidi, preparati tiroidei, antiparkinsoniani, ecc.
  • Disturbo d’ansia non altrimenti specificato
 
Non presenta gli stessi sintomi e la stessa intensità di ansia, presente nei disturbi precedentemente descritti.
  • Disturbo d’ansia di separazione
Si presenta in età evolutiva, solitamente in occasione di separazione dalle figure genitoriali.
  • Disturbo da avversione sessuale
 
E’ limitato al contatto genitale sessuale, pertanto viene fatto rientrare nei «Disturbi sessuali e di identità di genere».
  • Principali strategie di intervento
 
Una delle strategie, maggiormente efficace nell'intervento sui problemi d’ansia è la cosiddetta “Strategia dei 3 passi”, che prevede l’utilizzo contemporaneo di 3 operazioni:
 
  • respirare in modo profondo, prendendo consapevolezza del proprio stato interno e lasciandosi acquietare dall'azione calmante del respiro
  • distogliere, con decisione, l’attenzione dalla situazione ansiogena, spostando la focalizzazione automatica del pensiero su di essa
  • realizzare un’azione concreta, che richieda l’uso delle mani, avulsa dalla situazione ansiogena, su cui focalizzare tutta la propria attenzione.
  •  
    In questo modo, è possibile realizzare un’esperienza emozionale correttiva, che permette di aprire una finestra su una nuova realtà e su nuove possibilità.
    Altre strategie di intervento sono le seguenti:
     
  • controparadosso: è l’utilizzo di un paradosso, gestito dallo Psicoterapeuta, come la «ripetizione ritualizzata dei rituali», che conduce lo studente alla costruzione di una diversa realtà
  • esasperazione programmata: in una situazione rilassata, si pensa consapevolmente alla situazione ansiogena, addestrandosi a toccare l’ansia un po’ alla volta, fino ad estinguere la reazione di paura, oppure si studia approfonditamente l’oggetto della fobia
  • contro-rituale terapeutico: si costruisce un rituale somigliante della struttura del disturbo fobico, che avvicini alla situazione ansiogena, per poi gestirla consapevolmente
  • ingiunzione di un comportamento bizzarro: lo Psicoterapeuta pianifica alcuni comportamenti bizzarri, che, strategicamente, attirano l’attenzione dello persona con disturbo d’ansia, distogliendola dalla situazione ansiogena.
  • diario giornaliero: si chiede di annotare tutte le reazioni di ansia, oppure i pensieri, o le emozioni, vissute in determinate occasioni
  • monitoraggio della frequenza e dell’intensità del sintomo: consente di avere un quadro reale della situazione (spesso, la percezione della persona differisce dalla situazione reale)
  • desensibilizzazione: è un’esposizione graduale allo stimolo minaccioso, con un’attitudine di rilassamento
  • EFT (Emotional Freedom Techniques): utilizza stimoli verbali e fisici, per creare nuovi circuiti e connessioni
  • RPI (Riprogrammazione dell’Inconscio): immette nella mente un programma consapevole, più evolutivo, di quello ansiogeno.

  •  
     


    Categorie correlate