Ecopsicologia, arte e scienza della riconnessione con la Natura

Autore: Marcella Danon

Ecopsicologia, arte e scienza della riconnessione con la Natura L’incontro e la collaborazione tra Ecologia e Psicologia ha portato alla nascita di una visione attenta contemporaneamente al benessere dell’individuo e a quello dell’ambiente, riconoscendo l’inscindibilità di questi due parametri. Gran parte del malessere esistenziale contemporaneo viene ricondotto a una perdita di connessione, da parte delle persone, sia con l’ambiente naturale sia con la – metaforicamente corrispondente – propria natura più profonda e più alta.
 
Con l’Ecopsicologia nasce un approccio alla crescita personale capace di operare dal presupposto più ampio dell’appartenenza della nostra specie al processo della vita in evoluzione. Questo si traduce in un grande impegno sia nell’accompagnare le persone a entrare in contatto con la propria unicità sia nel far intravedere loro la possibilità di inserire sinergicamente il proprio operato nella rete della vita.
 
Nata in California, da un gruppo di psicologi, counselor e educatori riunitosi all’Università di Berkeley, l’Ecopsicologia viene lanciata nel mondo nel 1992 dallo storico della cultura Theodore Roszak con il libro The Voice of the Earth in cui pone le basi filosofiche di questo filone della Psicologia e che si sviluppa, nei paesi di lingua anglosassone, come un movimento, a cui si affiancano anche i movimenti di ecojustice e ecofemminism, che opera per la promozione di un diverso atteggiamento nei confronti della natura e di ogni creatura, umana e non umana, volto allo sviluppo del senso di compartecipazione, corresponsabilità e co-creazione.
 
Le applicazioni dell’Ecopsicologia oggi sono ampie e attingono diversi ambiti di lavoro in cui il suo ricco parco di pratiche, esercitazioni e attività cerca di ricreare il senso di connessione col mondo, perdutosi negli ultimi secoli, ma soprattutto negli ultimi decenni, da chi nasce e cresce nelle città e non solo.
 
Nata inizialmente nell’ambito della relazione di aiuto, all’inizio si è limitata a proporre come setting la wilderness, la natura incontaminata, per facilitare l’introspezione e l’insorgere di energie interiori sopite e dimenticate. Le sue implicazioni e applicazioni si sono presto estese anche all’ambito educativo e ambientale per risvegliare impegno in un modo nuovo, per «ridestare l’amore per questo glorioso lussureggiante pianeta», citando Dave Foreman, il fondatore di “Earth First!” (Roszak, 1995).
 
Tra i suoi principali campi di applicazione, c’è quello della crescita personale, promossa inquadrando il comportamento e il sentire individuale in un ambito più ampio, planetario, in sintonia con le nuove direzioni indicateci da Edgar Morin, Jeremy Rifkin, Thomas Berry, Papa Francesco e molti altri, verso un’identità terrestre, una cittadinanza ecologica, verso un nuovo livello di identità emergente.
 
L’Ecopsicologia ha una vocazione pratica. Prende il testimone dalla sorellina più affermata in campo accademico, la Psicologia Ambientale, che ha ormai raccolto studi e ricerche in tutto il mondo a comprova della relazione esistente tra contatto con la natura e benessere psicologico. Howard Frumkin, docente di salute ambientale presso l'Atlanta University, per citarne uno, ha comprovato che i degenti che dalla finestra della loro stanza d'ospedale possono guardare verso un giardino o uno spazio verde guariscono più in fretta; che pazienti di ospedali psichiatrici e in cura per la disintossicazione da dipendenze hanno tratto grande beneficio dal contatto con la natura; che le persone che hanno un animale in casa corrono un minor rischio di infarto. La Medicina Forestale, in Giappone, hanno dimostrato che camminare in un bosco per almeno quindici minuti al giorno riduce lo stress, tiene regolata la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, mantiene il tono muscolare e riduce il rischio malattie. Conferme arrivano anche dall’Europa, dove il Finnish Forest Research ha rilevato che il contatto con la natura rafforza il sistema immunitario e aumenta l`attività delle cellule che distruggono le cellule tumorali. Per quanto riguarda le ricerche sulla relazione tra benessere e contatto con la natura dei bambini, un riferimento importante è il Center for Ecoliteracy, fondato in California da Frifjof Capra e Zenobia Barlow, che promuove l’adozione di orti nelle scuole e l’inserimento nei programmi scolastici di attività in natura. Da segnalare anche il Children & Nature Network, fondato da Richard Louv, che lancia l’allarme sul crescente e disagio, tra i piccoli e i piccolissimi, dato da quello che viene ormai chiamata “Sindrome da deficit di natura”: mancanza di contatto diretto con la natura che si traduce in un indice potenzialmente più alto di obesità, depressione, deficit di attenzione e difficoltà relazionali.
 
L’Ecopsicologia si pone, coerentemente con tutti questi studi, come una “scienza e arte della riconnessione”, partendo dal chiaro presupposto che c’è da lavorare sia sul versante della natura interna sia su quello della natura esterna. Con attività, quindi, sia svolte direttamente nell’ambiente naturale e volte a conoscere il mondo esterno, sia con attività che possono essere svolte in ambito urbano, di conoscenza di sé e degli altri, come preparazione all’incontro con la natura. L’obiettivo è quello di accompagnare le persone a ritrovare senso di intimità e compartecipazione nei confronti della natura, attraverso esercitazioni, giochi, esperienze che permettono di ampliare le proprie facoltà percettive, emotive e cognitive e di creare una relazione Io-Tu su tre diversi piani: con se stessi, con gli altri sapiens e con il mondo.
 
Il lavoro su questi tre piani acquisisce, nell’Ecopsicologia Applicata, tre diversi nomi: 1. Leadership personale (Centering); 2. Relazioni ecologiche (Tuning); 3. Identità terrestre (Widening).
 
Nel primo piano, il focus è sulla conoscenza di sé e sull’acquisizione della padronanza attiva delle proprie capacità. Il metodo utilizzato è quello di Ecocentering, un percorso di crescita personale basato sulla metafora del Pianeta Io e dei suoi abitanti, per accompagnare nel percorso di autoconoscenza. Il cuore del metodo è la pratica della centratura. Centrarsi vuol dire assumere la responsabilità del proprio margine di potere personale, di possibilità d’intervento e di azione trasformativa sulla realtà. Vuol dire anche prendere saldamente in mano le redini della propria esistenza, promuovere ‘azione consapevole’ al posto di ‘reazione automatica’, attivare la capacità di rispondere agli eventi con un solido locus of control che considera il contesto, dentro e fuori, prima di rispondere in modo congruo con gli obiettivi desiderati. In termini aziendali la centratura viene chiamata Leadership Personale, nella crescita personale Mindfulness. Mindfulness intesa come «porre attenzione in una maniera particolare: intenzionalmente, sul momento presente e in modo non giudicante» (Jon Kabat-Zinn 1999).
 
Nel secondo piano, il focus non è più solo su di sé, ma anche sugli altri e quello che si allena è la capacità di porre basi per quelle che vengono chiamate “relazioni ecologiche”, che permettono cioè il buon funzionamento di un ecosistema. Le tappe che favoriscono il consolidarsi di questo tipo di relazioni, sia con se stessi che con gli alti che col mondo, sono le stesse: attenzione, ascolto, rispetto, empatia, dialogo e sinergia. Quando le mettiamo in atto nei confronti del nostro complesso ecosistema interno, alleniamo queste competenze anche nei confronti degli altri e del Pianeta… e viceversa. Per creare una relazione ecologica, che prelude al dialogo e alla collaborazione, è fondamentale la “presenza”, la Mindfulness, già allenata nella prima parte del percorso di Ecopsicología Applicata.
 
Nel terzo piano, che è quello che caratterizza l’Ecopsicologia, rispetto ad altre discipline nell’ambito della Psicologia, il focus è la relazione col mondo, animato e inanimato, con l’ambiente che ci circonda, con il mondo. L’ambiente naturale è punto di partenza e di arrivo, in questa fase, perché diventa lo scenario cui meglio si può apprendere ad ampliare la propria visione oltre i confini del conosciuto. Laddove Mindfulness presenza consapevole a se stessi, in questo terzo piano c’è un salto di qualità ed ecco che arriviamo alla Green Mindfulness che caratterizza l’approccio Ecopsicologico: l’ampliamento dei confini della propria identità individuale verso il senso di compartecipazione al mondo e, in particolare, del mondo naturale di cui siamo parte. E’ una consapevolezza che implica la capacità di risvegliare e allenare il margine di libertà e di responsabilità che abbiamo nei confronti delle nostre azioni e relazioni e quindi del nostro modo di interagire col mondo, calibrando scelte e comportamenti in base ai nostro valori e obiettivi, coerentemente col contesto. La Green Mindfulness è una consapevolezza che trascende l’interesse personale per aprirsi a una visione sistemica capace di riconoscere le interconnessioni tra sé e il mondo. Daniel Goleman la chiama Intelligenza ecologica, definendo la cura per l’ambiente “non un movimento o un’ideologia, ma il nostro prossimo gradino evolutivo” (Goleman, 2009). Ed è questo che l’Ecopsicologia promuove. 
Non sono solo psicologi, counselor e psicoterapeuti coloro che lavorano ispirandosi all’Ecopsicologia e applicandone la metodologia, ma anche educatori, coach, formatori, guide di trekking, animatori, operatori di comunità. Nell’ambito della International Ecopsychology Society, la principale associazione internazionale di Ecopsicologia (a cui fanno rifermento Scuole di formazione in Ecopsicologia Applicata in Italia, Spagna, Uruguay, Argentina, Brasile e Cile) è stato coniato un nuovo termine, Ecotuning, per definire le pratiche ecopsicologicamente orientate e facendo nascere così una nuova figura professionale, l’ecotuner, letteralmente un ecosintonizzatore, facilitatore della relazione con la natura. L’ecotuner è quindi un professionista che ha fatto una formazione in Ecopsicologia applicata e ha ricevuto un diploma da una Scuola accreditata dalla IES, è una qualifica professionale legata all’Ecopsicologia.
 
Che cosa fa l’ecotuner, quale è la sua finalità? Ampliare nelle persone la percezione della propria identità – ‘chi sono io in quanto individuo’ e ‘chi sono io in quanto essere umano’ – permettere di riconoscersi parte di un complesso contesto ecosistemico, sociale e ambientale, nei confronti del quale siamo parte attiva. È un processo affascinante e coinvolgente, quello di accompagnare in questo modo le persone a scoprirsi e riconoscersi in profondità.
 
La relazione con la natura può avvenire anche in ambito urbano, nello studio, in quanto metafora:
  • esplorazione e conoscenza di sé, utilizzando la varietà di aspetti del paesaggio, come occasione per contattare la rispettiva ricchezza interiore;
  • armonizzazione con ritmi di vita più propri, facendo riferimento ai ritmi circadiani e stagionali;
  • progettazione di rituali da realizzare, successivamente, in ambito naturale;
  • esplorazione del proprio possibile raggio d’azione nel proprio ambiente di vita e conseguente progettazione di azioni concrete.
Quando il setting diventa esterno, i vantaggi, per l’incontro di Ecotuning, si moltiplicano:
  • rilassamento dato, prima di tutto, dal bagno cromoterapico di verde e azzurro;
  • miglior qualità di respiro e movimento – spesso in natura si cammina – che si traduce in una miglior irrorazione a livello cerebrale e che favorisce un pensiero più lucido;
  • risveglio di forze vitali attivate dagli stimoli sensoriali – forme, colori, profumi, sapori, sensazioni tattili – che vanno a vivificare la persona;
  • introspezione, facilitata dai più delicati suoni naturali, dove al maggior silenzio esterno corrisponde la possibilità di contattare e sentire voci interiori più delicate;
  • allenamento di attenzione e ascolto, che volti verso l’esterno contribuiscono a una visione più ampia e da diversi punto di vista, del vissuto interiore;
  • sviluppo delle competenze relazionali, in innumerevoli possibilità di interazione e dialogo con forme di vita diverse da sé;
  • forme di percezione più sottile, intuizione e ispirazione, che stimolano invece il contatto con il supercosciente, arricchendo anch’esse il bilancio di risorse personali disponibili nella quotidianità.
Il lavoro dell’ecotuner è nella natura, con la natura, ma anche per la natura, partendo dal presupposto che nella misura in cui un individuo entra più profondamente in contatto con la sua identità più profonda, diventa anche più consapevole della sua compartecipazione con il pianeta: “Siamo in disarmonia col mondo perché siamo in disarmonia con noi stessi” (O’ Connor, 1995); il senso di coinvolgimento e impegno ecologico sorgono spontaneamente, come conseguenza di un ampliamento di coscienza personale.
 


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