Favole per il bambino che é dentro di noi

12/01/2016 dalle 19:00 al 09/02/2016 alle 21:00

Dopo tanta nebbia, a una a una, si svelano le stelle. (G. Ungaretti)
  “C’era una volta… un bambino”. Ed è una favola speciale: la nostra storia.
Perché di questo si tratta: di un tempo perduto, di mondi fantastici lontani nel tempo e, spesso, anche nel cuore, di paure accantonate e sogni dimenticati,… di un bambino che, dal nostro profondo, reclama -  muto - la sua presenza.
Ecco che la favola diventa un’opportunità per dar voce a quel bambino che siamo stati i cui desideri e bisogni filtrano, spesso inascoltati, tra le pieghe del nostro presente. Il mancato riconoscimento di queste istanze causa una coazione a ripetere infinita: si proietta, si attribuisce, si delega ad altri ciò che da soli, senza consapevolezza, siamo impossibilitati ad agire.
Il lavoro comune che si svolgerà in questo seminario ha l’intento di rendere, per quanto possibile,  manifeste queste istanze arcaiche. Dal racconto della fiaba, attraverso una spiegazione dei significati nascosti e la condivisione del sentire dei partecipanti si avrà la possibilità di iniziare, o riprendere da altre parti, un cammino verso le nostre parti più antiche.

Ogni incontro avrà un tema che sarà sviluppato attraverso l’elaborazione di una fiaba.
Cadenza: settimanale
Costo: 35 € a persona/incontro - 50 € per le coppie
 
LA RICERCA DELLA CONFERMA DA PARTE DEGLI ALTRI
Quando la nostra autostima è scarsa o provata da recenti fallimenti, scatta in noi la necessità di sentirsi approvati dagli altri (partner, figli, amici, società,…), di essere visti e pensati “bene”.  Tanto più è grande questo bisogno di sentirci “a posto” tanto più, senza rendercene conto, accettiamo rapporti e situazioni ambigue e deleterie per la nostra vita.
Spesso, nel tentativo di superare il problema, ci si sottopone a sforzi per assumere questo o quel comportamento tentando, invano, di scrollarsi di dosso ciò che riteniamo non congruo con l’immagine che vogliamo dare di noi.
E se è vero che alcune specifiche tecniche psicologiche possono aiutarci, il più delle volte agiamo sulla falsariga di consigli, convinzioni e presunti assiomi di successo che non sfiorano il nucleo del problema.
Perché il problema è più profondo… É legato al nostro primario rapporto con le figure genitoriali (in relazione alla fiducia di base da cui nasce la visione di noi stessi e della realtà) e dal sistema di valori che abbiamo “scelto” di adottare (in particolare la congruenza tra il nostro agire e le regole in cui crediamo).
Per questo non serve imporsi comportamenti diversi, ma avere un diverso approccio verso noi stessi… verso quel bambino che siamo stati.
 
SAPER DIRE DI NO
Generalmente dire no implica l’altrui disapprovazione. Tutti desiderano, attraverso l’approvazione, vivere quella sensazione di caldo abbraccio che i complimenti, i grazie e gli elogi trasmettono.
Ancor più per altri che vivono l’approvazione come un’ineludibile necessità per stare bene: non si può vivere senza essere approvati.
Ma a che prezzo e a scapito di cosa? Il più delle volte a scapito della nostra libertà profonda di essere come vogliamo per dover essere come ci vogliono. E succede così che si sviluppano modi di vivere socialmente congrui, ma profondamente frantumati. L’esempio classico della persona che punta al successo ed alla carriera mettendo da parte le voci interne che lo spingerebbero verso altri ritmi ed altri spazi riguarda molti di noi. Ecco allora che dire no diviene un atto di scelta verso un’identità vera e non un falso Se.
 
IL TASCAPANE DELLE NOSTRE SICUREZZE
Come molti personaggi delle favole, anche noi abbiamo un tascapane che ci hanno riempito da piccoli e che da grandi continuiamo a riempire con le cose che riteniamo utili per il viaggio della vita.
Ma il tascapane ha una capienza comunque ridotta e riempirlo troppo ci impedisce il viaggio. Siamo allora costretti a lasciare qualcuna delle cose che, nel passato, ritenevamo utili, a volte anche indispensabili…
Dobbiamo domandarci: da quali cose, oggi, dobbiamo separarci per continuare il viaggio e quali prevediamo utili per la parte di viaggio che ancora ci resta da fare?
 
LA NOSTALGIA DI CIÒ CHE NON È ANCORA PASSATO
C'è spesso nel bambino, o anche in noi adulti, il ricordo, o a volte il mito di un' «età dell'oro» che appartiene al passato e che abbiamo perso per sempre, ma che è estremamente importante perché ha un valore di testimonianza della nostra stessa storia.
Ciò che la circonda è un insieme di emozioni e sensazioni legate a ciò che è stato, ma spesso anche a ciò che non è stato, al come sarebbe potuto essere, cioè all'apertura a tutte le possibilità.
Questi luoghi, persone, età della vita, ecc. possono così assumere dentro di noi una specie di luce dorata che fa brillare anche ciò che può non essere stato molto luminoso. È anzi frequente che certe nostalgie che ci possiamo portar dentro dell'infanzia come di una mitica terra dell'oro, riguardino un periodo della vita che per altri versi può invece essere stato difficile e duro.
È come se noi adulti davanti alle difficoltà del quotidiano dovessimo avere la certezza che c'è stato almeno un periodo magico nella nostra vita, quando eravamo bambini.
Questo a volte ci porta a non capire o a sottovalutare invece le reali difficoltà di un bambino perché possiamo facilmente proiettare su di lui la magia che noi stessi attribuiamo a quest'epoca della vita, considerata spesso il regno della felicità perpetua e della mancanza di difficoltà.
L'idea di renderci conto che un bambino può soffrire ci è spesso difficile da accettare, come se fosse una minaccia che potrebbe far crollare il castello di una nostra sicurezza. (Anna Marcoli)
 
NESSUN LUOGO È LONTANO
Crescere significa dare nomi precisi alle cose che avvengono e ci avvengono. Dare un nome preciso è molto più che “nominare”... è dare un significato.
"La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" così dissi anche a Falco…. e Falco, dopo aver sorvolato veloci il deserto, mi disse: "Sai capisco ben poco di ciò che mi dici, ma meno di tutto mi spiego quel tuo sta crescendo".
"Ma sicuro che Rae sta crescendo" dissi io "Adesso è più vicina all'età adulta, e un anno più lontana dall'infanzia. Cosa c'è di tanto arduo da capire, quanto a questo?
Falco alfine atterrò su una spiaggia solitaria: "Un anno più lontana dall'infanzia? Non mi sembra che questo sia crescere!" Si sollevò di nuovo in volo e, di lì a poco, scomparve. (Richard Bach)
 

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