Accademia per la Formazione

Accademia per la Formazione Nonostante il suo nome volutamente - e provocatoriamente - classico, l'Accademia platonica delle Arti è sorta solo nel 1995, con lo scopo attualissimo di promuovere le pratiche di formazione soggettiva, soprattutto nel campo delle esperienze educative, artistiche, terapeutiche e sociali.
Nell'epoca dell'informazione è infatti sempre più essenziale salvaguardare queste esperienze formative, che sono in primo luogo individuali, e quindi non possono venire incluse nella preparazione scolastica o universitaria, che è invece necessariamente generalizzante.
L'Accademia si rivolge a tutti coloro che, non contenti di limitarsi ad indossare un'immagine precostituita di se stessi, adeguata ai modelli elaborati dalla società dell'informazione e dei consumi, vogliono ancora chiedersi qual è il loro compito e forse anche il loro destino. Da questo punto di vista l'Accademia tiene conto, certo, della psicanalisi, ma anche della filosofia e dell'arte, in quanto ritiene che in tutti questi campi siano in gioco dei fattori decisivi perché ciascuno possa interrogarsi sul proprio desiderio e sulla propria verità.
 
L'Accademia organizza corsi, seminari, mostre, concerti, convegni, gruppi di studio. Tuttavia, coerentemente con le proprie finalità, favorisce soprattutto lo svolgimento di lavori individuali. La differenza fra un'effettiva formazione soggettiva e l'istruzione scolastica sta proprio nel fatto che nella prima, a differenza che nella seconda, prevale e deve prevalere l'intento della ricerca. Non si tratta solo di lasciare al singolo la libertà di approfondire questo o quel campo, ma di fare in modo che il suo percorso formativo si adegui alla sua individualità. Crediamo infatti che solo in questo modo sia possibile evitare la noia che si accompagna di solito all'apprendimento passivo delle nozioni, dando a ciascuno la libertà d'inventarsi il proprio percorso.
 
Questo, certo, non significa facilitare l'impresa. Perciò chi presenti all'Accademia un suo programma di lavoro può scegliere di farsi seguire e consigliare per tutto il tempo necessario da un Interlocutore scelto da lui stesso. La singolarità non è una riduzione della generalità, ma è la sua matrice. Se ne deduce che la singolarità riguarda l'atto, prima ancora che il soggetto. Esiste un individuo. Che statuto etico dargli? Quello definito dal compito che si assume liberamente, perché è dettato solo dal suo desiderio. Il punto determinante di tutta la filosofia antica - soprattutto nella tradizione platonica - è l'esercizio (áskesis). La filosofia non era intesa come una visione complessiva del mondo, ma come un singolare esercizio di ragione. Questo spiega, per esempio, perché Platone non abbia mai esposto sistematicamente il proprio pensiero; ma spiega anche quali sono i motivi della distanza fra la filosofia antica e quella universitaria d'oggi.
 
Il privilegio della singolarità non è affatto un privilegio dell'arbitrario. Una verità varrebbe l'altra, perché nessuna è totale? Per nulla. Totale - vale a dire intero - è infatti almeno il criterio della verità, vale a dire il setaccio attraverso il quale si giudica. Ora, l'esercizio richiede che si sviluppi l'interlocuzione, cioè - per chiamare le cose con il loro nome - che ciascuno possa affidarsi ad un maestro (e questo non solo nei gruppi di studio).
 
Sulla strada del nostro compito di trasmissione, dobbiamo salvare prima di tutto lo spirito della tradizione alla quale apparteniamo. Infatti siamo tenuti a trasmettre ad altri ciò che lo è stato a noi (ma solo se ce ne appropriamo, come diceva Goethe in due versi sull'eredità che Freud amava citare). Trasmettere questa tradizione è importante perché lo si fa non materialmente - come oggi credono solitamente i genitori - ma in spiritu. Si tratta dello spirito della filiazione, della quale la formazione è un aspetto essenziale.
 



Luogo

  • Via San Benedetto, 51 - 35139 Padova