Associazione Italiana di Psicocinetica Jean Boulch

Associazione Italiana di Psicocinetica Jean Boulch La concezione funzionale della Psicocinetica (Scienza del movimento umano applicata allo sviluppo della persona) ha la sua base sia nelle scienze umane, sia in quelle biologiche per meglio individuare le condizioni dello sviluppo della persona. Secondo le concezioni moderne, lo sviluppo non s’interrompe con l’adolescenza, ma si prolunga nell’età adulta. La metodologia si applica, dunque, all’adulto e alla psichiatria geriatrica, oltre che al bambino. A seconda dei diversi casi, ciò che cambia sono i supporti e le modalità d’intervento. I riferimenti teorici restano gli stessi.
 
A) LA CONCEZIONE FUNZIONALE VEDE LA PERSONA COME UNA TOTALITA’ IN RELAZIONE CON UN AMBIENTE
La posizione fenomenologica che pone il problema della globalità del comportamento di fronte al mondo, permette di superare la doppia frattura:
- quella tra il soggetto e l’oggetto
- quella tra il corpo e lo spirito
Mettendo l’accento sull’azione e non soltanto sul pensiero, “il movimento come presenza del corpo nel mondo” (Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione), riprende un’importanza che gli era stata rifiutata finora dalla psicologia nel suo sviluppo. Il sapere psicologico si appoggia sull’esperienza corporea e mentale, vissuta dal soggetto, quando si confronta con il mondo degli oggetti e con le persone. Così si impone una doppia analisi:
- psicologica
- biologica e neuro fisiologica
 
B) RIFERIMENTI PSICOLOGICI
1) La teoria dell’equilibrio di Piaget
Essa pone su un piano operativo ciò che è espresso teoricamente nella concezione fenomenologica. Perché un essere si sviluppi non è sufficiente che realizzi un programma genetico definito, ma deve sempre adattarsi al suo ambiente, stabilendo scambi con esso. Il processo di adattamento implica una doppia direzione:
a. l’organismo prende dall’ambiente gli elementi del proprio sviluppo: è il processo di assimilazione, di cui l’integrazione sensoriale rappresenta uno degli aspetti
b. l’organismo reagisce in risposta all’ambiente, è il processo di accomodamento, con il quale egli si esprime, comunica quello che risente e interviene nel proprio ambiente.
Il movimento e il linguaggio sono le due traduzioni oggettive dell’accomodamento, i supporti osservabili, utilizzati dalla psicologia scientifica.
 
2) Le due funzioni del movimento nel modo di comportarsi
In relazione all’ambiente, il movimento ha una funzione di espressione e di comunicazione. Come lo sottolinea Wallon (Dall’atto al pensiero), fin dalla nascita, il dialogo del bambino con il mondo si fa attraverso il dialogo tonico-emozionale. Più tardi, le reazioni gestuali e mimiche, la posizione del corpo, prima spontanea e poi controllata, traducono una certa maniera d’essere della persona, in presenza di altri. La funzione pragmatica del movimento definisce la possibilità di agire efficacemente sugli oggetti e sul mondo materiale, attraverso l’acquisizione della coordinazione adattata. Essa è legata a diverse funzioni; la funzione semiotica del movimento rappresenta l’articolazione tra l’affettivo e il cognitivo.
 
3) Psicoanalisi e psicomotricità funzionale
Dagli anni ’60, la psicanalisi ha occupato un posto importante nella psicomotricità, mettendo l’accento sul problema affettivo e sull’importanza del processo inconscio nel campo dell’esplorazione psicologica. Tuttavia, le applicazioni che ne sono state fatte nel campo terapeutico e i risultati ottenuti, ci spingono a prendere le distanze da tale metodologia, senza negare gli apporti fondamentali di Freud. L’accento esclusivo messo sul piano affettivo e la confusione costante tra motricità e sessualità, non può sostenere, a nostro avviso, una valida metodologia della psicomotricità. Nella nostra prospettiva strutturalista, il relazionale e il funzionale non sono due aspetti semplicemente complementari dello sviluppo, ma intervengono nel comportamento senza potere essere distinti e in totale interdipendenza.
 
C) RIFERIMENTI BIOLOGICI
Il termine di funzionale che caratterizza la nostra concezione rinvia naturalmente a un’analisi biologica, che accompagna necessariamente l’analisi psicologica. Pertanto, il movimento che è il supporto della nostra azione, può intervenire nel gioco dell’insieme delle funzioni organiche, ma ha un’azione privilegiata sul sistema nervoso centrale. Il muscolo non è soltanto l’organo del movimento, ma è anche un organo sensoriale che invia in permanenza un flusso di informazioni propriocettive, che hanno un’importanza fondamentale nella struttura dello schema corporeo. Il sistema nervoso, secondo la concezione attuale delle neuroscienze, può essere considerato un canale di comunicazione la cui efficacia dipende dal numero e dall’organizzazione dei circuiti relativi alle sinapsi. Alla nascita, il numero delle sinapsi è considerevole e, attraverso la relazione dell’organismo all’ambiente, un certo numero di circuiti si stabilizzano, mentre altri spariscono.
La teoria dell’epigenesi per stabilizzazione selettiva di J.P. Changeaux, conferisce all’attività dell’organismo, e in particolare al movimento, un ruolo fondamentale nell’organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale. Il legame tra le diverse informazioni, interne ed esterne (integrazione sensoriale e strutturazione percettiva), confluisce nelle risposte motrici e mentali. Partiamo, dunque, dall’ipotesi che i fenomeni mentali legati ai fenomeni motori, hanno la loro sede nel sistema nervoso centrale e che meccanismi comuni giustificano la possibilità di intervenire, attraverso il movimento, sui processi mentali e viceversa. Tale è la finalità della Psicomotricità Funzionale. E ciò non implica alcuna presa di posizione sui legami di causalità tra una categoria e l’altra.
 
CONCLUSIONE
La Psicomotricità Funzionale non è un tipo di comportamento particolare, né una facoltà diversa, né una tecnica educativa o terapeutica. E’ una visione globale e pluridisciplinare che, appoggiandosi sugli sforzi di aggiustamento motorio del soggetto in situazione, contribuisce all’organizzazione funzionale della condotta umana, sia strumentale che mentale. La Psicomotricità Funzionale traduce l’esperienza del corpo, quale vissuto e dinamicamente strutturato, integrato in posizioni, gesti e automatismi motori, in relazione con gli altri e con il mondo. La Psicomotricità Funzionale si applica al soggetto che si sviluppa nella “normalità”, a colui che ha delle disarmonie evolutive oppure a colui che è nato con handicap.
Si applica a tutte le età per permettere il migliore sviluppo possibile, il mantenimento delle acquisizioni e il loro recupero in caso di eventi patologici. Jean Le Boulch



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