La diagnosi psicosomatica: dal corpo che “parla” al corpo “muto”

La diagnosi psicosomatica: dal corpo che “parla” al corpo “muto” Ogni malattia è “psicosomatica”, perché nessuna malattia “somatica” è del tutto libera da influenze “psichiche”… e perfino la conversione più “psichica” può basarsi su di un’obbedienza puramente “somatica”. (Fenichel)

La clinica contemporanea mette a confronto lo psicologo con forme del malessere in cui “il corpo tiene il conto” (van der Kolk). Comorbilità psichiatriche, attacchi di panico, sindromi post-traumatiche da stress, patologie organiche e degenerative (per es. sclerosi multipla) interrogano l’esigenza di un approccio psicosomatico.

Ma cosa si intende per sintomo psicosomatico? A quale sapere appartiene: psicologico o medico? La complessità cui rimanda il concetto di sintomo psico-somatico è traducibile con quella di Disturbo Somatoforme del DSM-IV-TR? Oppure si avvicina maggiormente alla versione proposta dal DSM-5 di Disturbo da sintomi somatici e disturbi correlati?

Il riferimento al manuale diagnostico aprirà al problema dell’“equivoco psico-somatico”, che rinnova nel modello medico e psicologico la scissione cartesiana fra res cogitans e res extensa.
Sul versante della pratica clinica si tratterà, invece, di saper distinguere fra un sintomo nel corpo in grado di “dire” e un sintomo somatico “muto” che si sottrae all’espressione verbale e che richiede, per essere accolto, un allargamento del tradizionale setting psicologico basato essenzialmente sulla parola.

Ne parlerà il Dott. Riccardo Marco Scognamiglio, psicologo, psicoterapeuta e psicosomatologo (vedi)