Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): domande e risposte

Autore: Valerio Giannitelli (Redazione PsyEventi)

Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): domande e risposte Cosa è un Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività (ADHD)?

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo le cui caratteristiche possono manifestarsi sin dall’età prescolare del bambino con atteggiamenti connotati da una marcata disattenzione e/o una eccessiva attività motoria all’interno di molteplici contesti (come ad esempio quello familiare o scolastico). Spesso, infatti, possono essere osservati dei comportamenti esternalizzanti, delle condotte iperattive (e talvolta fisicamente aggressive) nei confronti dei rispettivi compagni di classe o di altri adulti che il bambino frequenta, nonché la tendenza a distrarsi frequentemente, a dimenticare ciò che deve fare, a ricercare costantemente nuovi stimoli
 
È corretto dire, quindi, che un bambino con ADHD è un bambino aggressivo?
Considerare un bambino con queste difficoltà un bambino “aggressivo” è sbagliato e anche pericoloso. In primis, è sbagliato considerarlo “aggressivo” in senso lato perché le manifestazioni comportamentali di questi bambini non sono dovute alla volontà di aggredire e fare del male agli altri, bensì scaturiscono dalla loro eccessiva attività motoria (iperattività), ed esprimono una modalità da parte del bambino di esprimere le sue emozioni e le sue necessità.
È altresì pericoloso, in quanto il rischio maggiore è quello di considerare i bambini con queste difficoltà alla stregua di “bambini cattivi” e di manifestare, conseguentemente a ciò, un atteggiamento repressivo e rabbioso nei loro confronti, che altro non fa se non rinforzare ulteriormente le loro reazioni iperattive.
 
È vero, spesso i bambini durante l’infanzia possono essere movimentati, esagitati e anche disattenti… ma quando è necessario invece richiedere la valutazione di un esperto?
Riconoscere il confine tra un disturbo dell’attenzione e iperattività presente nel bambino e una normale variazione connessa ad un periodo specifico del suo sviluppo psico-motorio non sempre è facile; spesso e volentieri, infatti, i bambini possono vivere momenti intensi durante il loro sviluppo psicofisico ed esprimere le loro emozioni in maniera più intensa (parlando ininterrottamente, mostrando atteggiamenti aggressivi verso gli altri disturbandoli oppure non prestando attenzione a quello che viene detto o richiesto).
Può essere consigliata la valutazione di uno psicologo esperto in questo ambito qualora si osservino in maniera continuativa e significativamente marcata i comportamenti precedentemente descritti, oppure vengano lamentati gli stessi da parte di altri contesti frequentati dal bambino (come ad esempio da parte della scuola, del gruppo Scout, della squadra di calcio).
 
In cosa consiste la valutazione dell’esperto?
La valutazione di uno psicologo esperto consiste nell’osservazione qualitativa del comportamento del bambino all’interno dello studio già dal primo colloquio con i genitori, sia nella somministrazione ai genitori e ad altri adulti (come ad esempio gli insegnanti, o gli allenatori della squadra di calcio) di alcuni questionari, mentre al bambino vengono sottoposte alcune prove testistiche finalizzate a valutare il suo grado di attenzione ed iperattività nel momento dell’esecuzione della prova.
 
Quanto tempo trascorre tra la valutazione e la restituzione dei risultati?
Il tempo richiesto dipende dall’effettiva disponibilità di tutti i soggetti coinvolti nel processo valutativo; solitamente, è una valutazione che richiede pochi incontri.
 
In caso di una diagnosi di ADHD, come devono comportarsi le famiglie di questi bambini?
Qualora dalla valutazione emerga un profilo corrispondente alla presenza di un Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività, può essere necessario attivare la categoria dei Bisogni Educativi Speciali (BES), finalizzata all’ottenimento di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) affinché il bambino possa esprimere al meglio le sue potenzialità in un contesto che, allo stesso tempo, sia in grado di riconoscere le sue difficoltà.
Le famiglie possono usufruire di alcuni servizi psicoeducativi finalizzati al sostegno circa la gestione delle difficoltà attentive e comportamentali del bambino ed alla ricerca di strategie comunicative più funzionali.
 

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